Cina, si dimette la vice presidente dei medici legali: ‘Troppi processi manipolati’
Pechino (AsiaNews) - Dopo aver cercato "invano" di cambiare la situazione, la vice presidente dell'Associazione dei medici legali della Cina si è dimessa in polemica con le "troppe manipolazioni" che vengono effettuate dai patologi durante i processi considerati "sensibili" dalla politica nazionale. Wang Xuemei, 57 anni (vedi foto), era nota nel Paese per aver criticato sia le indagini sulla morte di Neil Heywood - l'affarista britannico ucciso dalla moglie di Bo Xilai - che quelle sull'omicidio di un 20enne di Pechino.
L'accademica ha pubblicato un video su internet per spiegare le sue motivazioni. Nel girato spiega di essere "amareggiata dalla condotta professionale dei miei colleghi. Non posso cambiare la situazione, quindi mi sento obbligata ad abbandonare il mio posto". La decisione è giunta alla vigilia del processo intentato dalla madre di Ma Yue contro la polizia e il governo distrettuale di Xicheng. Secondo la donna, gli inquirenti hanno agito in maniera "volutamente sbagliata" nel caso della morte del figlio, ucciso a 20 anni da uno "choc elettrico" mentre si trovava nella stazione della metropolitana di Gulou Dajie, a Pechino.
La Wang, che operava come consulente per il Procuratorato supremo del Popolo, sostiene che gli esami condotti dai suoi colleghi nel caso sono stati "ridicoli e irresponsabili. Anche se non ho avuto accesso alle prove presentate dalla polizia, i miei anni di esperienza mi dicono che la causa della morte non è quella sostenuta dalle autorità". Allo stesso modo, la dottoressa si era ribellata contro le conclusioni presentate dai patologi nel caso Neil Heywood: secondo i medici l'uomo era stato avvelenato da cianuro, mentre per la Wang "è morto asfissiato. Altrimenti si sarebbe visto subito l'effetto del veleno sul corpo. Hanno dichiarato il falso per proteggere i politici implicati nel caso".
È la seconda volta nell'ultimo mese che membri importanti della società cinese cercano di ribellarsi davanti alle ingerenze del Partito comunista e del suo governo nello stato di diritto nazionale. Lo scorso 14 agosto un gruppo composto da più di 100 industriali ha scritto all'esecutivo per chiedere una vera legge anti-inquinamento al posto di quella (al momento al vaglio del Parlamento) che stabilisce nuove norme contro chi danneggia l'ambiente, ma consente solo allo Stato di denunciare i colpevoli.
21/12/2020 08:32