Cina, nuovi incidenti in miniera: tre morti e 13 dispersi

Fra il 15 ed il 17 maggio sono crollate o esplose tre miniere cinesi. Salvo l'ultimo dei minatori intrappolati nell'Anhui, localizzato lunedì scorso ma estratto solo oggi, dopo due giorni.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) Il governo cinese ha confermato oggi che il gruppo di soccorso inviato nella notte del 16 maggio presso la miniera di ferro Dalongshan, nell'Anhui, è riuscito ad estrarre il quinto ed ultimo minatore rimasto intrappolato dal crollo della stessa.

Nello stesso periodo di tempo, secondo la Xinhua, l'esplosione di una miniera di carbone nella Cina meridionale ed il crollo di una miniera d'oro alla periferia di Pechino hanno intrappolato sotto terra 13 persone.

Zheng Yujie, il minatore salvato oggi, era già stato localizzato lunedì 15 maggio coperto dai detriti della miniera, ma non è stato possibile estrarlo fino ad oggi perché le sue gambe erano rimaste intrappolate nella terra.

I soccorritori lo hanno nutrito nel corso delle operazioni con delle soluzioni saline e del latte: il minatore, subito ricoverato in ospedale, ha riportato una costola rotta ed un grave danno ai reni. Nella miniera, 130 metri sotto terra, lavoravano otto persone al momento del crollo: di queste, cinque sono state salvate ma tre sono morte sul colpo.

Un altro incidente è avvenuto il 16 maggio nella miniera di carbone Quiqing, nella provincia meridionale di Guizhou: un'esplosione provocata da un accumulo di gas ha fatto crollare i ponteggi della miniera dove lavoravano nove persone, al momento disperse.

Non sono chiari invece i tempi del crollo nella miniera d'oro nei pressi di Pechino. Secondo le squadre di soccorso, il crollo della miniera nel distretto di Pinggu, chiusa nel 2004, potrebbe essere avvenuta fra il 15 ed il 16. All'interno si trovano quattro persone, che vi lavoravano illegalmente, di cui non si hanno notizie.

Non si ferma, dunque, la strage dei minatori, che in Cina continuano a morire per rispondere alla sempre crescente domanda di materiali grezzi da impiegare come combustibile per la selvaggia crescita economica del Paese. Ogni anno, nonostante i continui provvedimenti del governo, si registrano più di cinque mila morti sotto terra, anche se stime non ufficiali parlano di molte più vittime.