Cina, nel 2013 l’aria è stata “dannosa per la salute” per 3 mesi su 6
Pechino (AsiaNews) - Nei primi 6 mesi del 2013 l'aria di 74 fra le maggiori città cinesi è stata "dannosa per la salute" almeno la metà dei giorni totali, mentre la zona di Pechino conquista il titolo di "regione più inquinata" di tutto il Paese. Lo conferma il ministero per la Protezione ambientale, che sul proprio sito internet ha pubblicato la classifica delle aree con i maggiori tassi di inquinamento atmosferico della Cina. E il ministro Zhou Shengxian, parlando con il Quotidiano del Popolo, conferma l'emergenza: "La nostra nazione non può più ritardare gli sforzi ecologici".
Secondo i dati ufficiali, nella prima metà dell'anno la zona di Pechino-Tianjin (e più in generale la provincia settentrionale dell'Hebei) ha registrato valori "pesantemente inquinanti" per il 26 % dei giorni. La causa principale è la presenza di PM 2,5 (particolato - polveri - disperse nell'aria di 2,5 microgrammi al metro cubo) causata dalla produzione industriale. Solo nel 31 % dei giorni l'aria ha raggiunto gli standard nazionali. La concentrazione media di particolato a Shijiazhuang, capitale provinciale, ha superato di 5 volte i livelli considerati sicuri.
Zhou ha spiegato al quotidiano - organo ufficiale del Partito comunista - che il Consiglio di Stato ha approvato 35 misure per migliorare la qualità dell'aria, dopo il piano in 10 punti approvato a giugno, ma i dettagli del programma non sono ancora chiari. Da parte sua, il ministro ritiene che siano necessarie "pene più severe" per chi inquina e l'obbligo per gli investitori che producono in Cina di introdurre programmi di pulizia ambientale. I governi locali "dovrebbero rispondere in caso di standard falliti".
L'inquinamento - insieme alla corruzione - rimane il problema peggiore della Cina contemporanea. Ossessionato dalla necessità di produrre in continuazione, il Paese si ostina a usare ogni forma di combustibile in grado di permettere alle aziende di rimanere attive: l'economia nazionale si basa ancora, per il 70 %, sulla combustione di carbone fossile. Il governo sostiene di "voler migliorare la situazione" ma sa che leggi più stringenti sulla protezione ambientale farebbero diminuire il volume degli investimenti, e quindi attende.