03/06/2010, 00.00
CINA
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Cina, lo scontro sociale si sposta contro i giudici

La corruzione del sistema giudiziario e l’impossibilità di ottenere sentenze giuste hanno aperto un nuovo fronte di scontro sociale in Cina. La popolazione acclama come “un eroe” la guardia giurata che ha sparato in un tribunale contro tre giudici. Pechino risponde condannando all’ergastolo un magistrato corrotto.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La corruzione del sistema giudiziario e l’impossibilità di ottenere sentenze giuste hanno aperto un nuovo fronte di scontro sociale in Cina. L’uccisione di tre giudici di una corte dell’Hunan ha scatenato il plauso popolare, duramente represso dalla polizia. Il governo, che teme sopra ogni cosa disordini di strada, risponde condannando all’ergastolo un giudice per corruzione.
 
Dozzine di manifestanti si sono riunite ieri fuori da un tribunale di Yongzhou, nell’Hunan, teatro del massacro compiuto due giorni fa da una guardia giurata. Zhu Jun, 46 anni e impiegato nella sicurezza di una banca locale, è entrato infatti lo scorso 1 maggio nella sede della Corte popolare del distretto di Lingling e ha aperto il fuoco contro tre giudici. Due di questi sono ricoverati in terapia intensiva, in gravi condizioni.
 
Centinaia (anzi migliaia) di persone hanno espresso via internet “pieno sostegno” all’operato di Zhu, definendolo “un eroe” per aver espresso la propria rabbia contro “i famigerati giudici” invece di prendersela con gli alunni delle scuole. Il riferimento è al massacro di bambini avvenuto negli scorsi mesi in Cina, frutto secondo gli analisti della frustrazione sociale che serpeggia nel Paese.
 
Davanti al tribunali, i manifestanti hanno spiegato di voler sostenere Zhu per l’impossibilità di ottenere giustizia nelle corti del Paese. I giudici, corrotti e sottomessi al Partito, non emettono praticamente mai sentenze favorevoli nel corso delle decine di migliaia di procedimenti aperti dalle persone comuni contro i quadri locali del governo o le aziende, che rubano la terra, inquinano e cacciano le persone con la forza.
 
Pechino conosce bene il fenomeno, e cerca di rispondere per tenere a bada la rabbia popolare. Ieri, l’ex presidente dell’Ufficio esecutivo del tribunale del Guangdong Yang Xiancai è stato condannato all’ergastolo per tangenti. Il giudice, collegato al miliardario Wong Kwong-yu, è stato riconosciuto colpevole di aver preso più di 11 milioni di yuan (più di un milione di euro) per favorire l’ascesa del suo protettore.
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