Cina, licenziati di una acciaieria chiedono libertà per gli 8 capi della protesta
Gli operai, che manifestano in modo pacifico, chiedono anche le paghe arretrate e accusano la corruzione dei manager. La polizia ha arrestato i loro leader e i dirigenti rifiutano ogni negoziato.
Chongqing (AsiaNews/Scmp) I dipendenti di un'acciaieria di Chongqing continuano il loro sit-in davanti al municipio per protestare contro l'arresto dei loro leader e la chiusura della fabbrica in cui lavoravano. Una donna afferma che "non se ne andranno fino al rilascio degli 8 uomini che guidavano la protesta".
"Molti lavoratori dice fra cui donne ed anziani sono in ginocchio davanti all'ufficio della pubblica sicurezza per chiedere la liberazione dei nostri capi". "La nostra era una protesta pacifica sottolinea ma le autorità hanno inviato oltre mille poliziotti a cacciarci ed arrestare chi ci guidava".
La protesta è scoppiata in agosto, dopo che i dirigenti dell'acciaieria hanno licenziato senza liquidazione i lavoratori della Chongqing Special Steel Plant. La fabbrica, sulla carta una delle maggiori produttrici di acciaio in Cina, al massimo del suo sviluppo ha dato lavoro ad oltre 18 mila persone. In luglio, a causa di oltre 4 miliardi di yuan di debiti, ha dichiarato bancarotta.
Il 12 agosto oltre 2 mila licenziati hanno bloccato una delle strade principali della città, paralizzando il traffico, per chiedere le paghe arretrate. I dirigenti dell'azienda hanno dichiarato di "non voler negoziare nulla" con i licenziati che chiedevano 2 mila yuan (circa mille euro) a testa.
Una donna di 41 anni sottolinea che la causa principale della chiusura va cercata nei dirigenti e nella loro corruzione: "I quadri aziendali denuncia hanno utilizzato il 50 % delle entrate totali dell'industria per pagare i loro stipendi e le loro assicurazioni sanitarie". "La mia famiglia lavora in questa fabbrica da oltre 50 anni continua e noi siamo entrati qui da bambini. Alla fine di tutto, non abbiamo nulla".
I leader del Partito comunista cinese sono sempre più preoccupati delle continue proteste nelle fabbriche e nelle miniere del Paese. Liu Xutao, esperto di scienze politiche, dice che i lavoratori sono stati sacrificati per le riforme economiche della Cina e spiega: "I lavoratori non sono mai stati 'i padroni della Cina'. Quello è sempre stato solo uno slogan ripetuto dal 1949".
L'esperto sottolinea inoltre che solo con veri sindacati liberi si potranno fermare queste manifestazioni, che al momento sono l'unica via che i lavoratori hanno per protestare contro licenziamenti e ingiustizie.