Cina, continuano gli arresti dei dissidenti e lo scontro per le terre
Pechino (AsiaNews) – Nonostante le aperture di facciata concesse dal governo centrale cinese, continuano senza sosta la repressione nei confronti dei dissidenti e gli scontri fra popolazione civile e agenti di pubblica sicurezza. Motivati principalmente dall’esproprio forzato delle terre, soprattutto nelle aree rurali delle province meridionali e centrali.
Il governo municipale della capitale ha messo sotto “detenzione leggera” due attivisti cinesi, Cha Jianguo e Gao Hongming. I due sono soggetti al controllo dell’autorità dal 27 e dal 29 gennaio. Sono guardati a vista, ma hanno avuto il permesso di rimanere nei propri appartamenti; se devono spostarsi, possono farlo soltanto su macchine della polizia.
L’unica spiegazione fornita dagli agenti è che i due sono sotto sorveglianza “perché così hanno ordinato le autorità superiori”. Ovviamente, ai due dissidenti è ora impossibile contattare la comunità degli oppositori politici di Pechino. Entrambi hanno aiutato a fondare il Partito democratico cinese, nel 1998. Per questo, sono già stati entrambi arrestati con l’accusa di “sovversione anti-statale”.
Il 27 gennaio, inoltre, un gruppo di operai del Gruppo Jiahe per lo sviluppo del Guangxi – una compagnia privata di investimenti terrieri – ha picchiato a sangue un uomo di 76 anni che aveva chiesto perché stessero strappando dei cavi elettrici dal suo terreno. Gli operai, armati di mazze e scudi, hanno attaccato Huang Jianxian senza preavviso. La popolazione locale è intervenuta in suo aiuto, ma senza successo.
La polizia, chiamata da alcuni residenti, è arrivata soltanto un’ora dopo. Più tardi, circa 200 residenti hanno manifestato davanti agli uffici della compagnia ma sono stati dispersi da agenti della pubblica sicurezza. La famiglia di Huang ha spiegato che il Gruppo ha fatto firmare all’anziano (analfabeta) un contratto di vendita del terreno e lo ha picchiato per le sue proteste.
La questione dell’esproprio dei terreni è una spina nel fianco del governo centrale cinese. Il 29 gennaio, Pechino ha pubblicato una bozza di regolamentazione che garantisce maggiori diritti ai venditori e meno impunità agli acquirenti, e ha chiesto alla società civile di commentarla. Per adesso, sembra che essa rappresenti un passo in avanti: ma la legislazione cinese viene molto spesso ignorata da chi, poi, la deve mettere in pratica.
27/12/2016 08:20