03/04/2006, 00.00
CINA - UNIONE EUROPEA - STATI UNITI - AUSTRALIA
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Cina, Stati Uniti, Ue: si profila una guerra di dazi

L'Ue impone tariffe all'importazione di scarpe cinesi, Usa e Ue si appellano all'Omc contro le imposte cinesi per l'importazione di parti di autoveicoli. Intanto la Cina acquisterà 20 mila tonnellate annue di uranio dall'Australia.

Pechino (AsiaNews/Scmp) - Esplodono i contrasti tra Cina e occidente su questioni commerciali. L'Unione Europea introduce imposte sulle scarpe cinesi, mentre Ue e Stati Uniti chiedono l'intervento dell'Omc contro l'imposizione di tariffe sull'importazione di componenti utilizzate per assemblare autoveicoli in Cina. Intanto Tokyo accusa la Cina di essere una minaccia militare, mentre Pechino acquista uranio dall'Australia.

Dal 7 aprile l'Unione Europea applicherà una tassa all'importazione delle scarpe di Cina (19,4%) e Vietnam (16,8%), perché ritiene che i due Paesi vendano le merci sotto costo. In Cina ci sono oltre 20 mila ditte che producono scarpe di cuoio, con un'esportazione per 33 miliardi di dollari Usa nel 2005, +20% rispetto al 2004. L'Ue accusa che le ditte cinesi godono di ingiusti sussidi statali, come finanziamenti a basso costo, esenzioni fiscali e incentivi all'esportazione.

Ci sono ira, preoccupazione e aspre critiche nell'orientale città di Wenzhou, capitale cinese delle scarpe. "Loro [l'Ue] - commenta Chen Zengxin, dirigente del Kangnai Group, ditta leader che ha prodotto 6 milioni di scarpe nel 2005 e occupa 4 mila operai - non hanno nessuna prova o ragione legale [per imporre le tariffe]. Questa decisione danneggia gli interessi delle ditte cinesi ma anche dei consumatori europei". Ma le ditte, dice Chen, hanno pronta una contro mossa: esportare i loro prodotti in Europa facendoli transitare per un terzo Paese, così da evitare l'imposta.

Stati Uniti e Ue, nei giorni scorsi, si sono rivolti all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) contro "l'illegale imposizione" di tariffe sull'importazione di componenti di autoveicoli, prodotti all'estero ma da utilizzare per assemblare le auto in Cina. Pechino dovrà rispondere nei prossimi giorni, poi, se non ci sarà un accordo, la decisione passerà all'Omc.

Sia Ue che Usa lamentano che Pechino non dà libero accesso al suo mercato interno, mentre i loro mercati sono invasi dagli economici prodotti cinesi. Washington accusa la Cina, inoltre, di tenere la sua valuta troppo bassa e di non impedire la diffusa contraffazione di costose marche di prodotti occidentali.

Per "risolvere i contrasti commerciali", Pechino - ha detto il 1° aprile Huo Jianguo, vice direttore generale del dipartimento per il Commercio Estero - vuole ridurre le imposte su autoveicoli (dal 30 al 28%) e altre merci estere (come cosmetici, oli di palma e pezzi di ricambio per autoveicoli) e concedere crediti preferenziali per incoraggiare le importazioni.

Oggi a Canberra, nel corso della visita di quattro giorni del premier Wen Jiabao in Australia, i due ministri degli Esteri, Li Zhaoxing e Alexander Downer, hanno firmato un accordo per l'acquisto dell'uranio - 20 mila tonnellate annue, dal 2010 - di cui l'Australia ha circa il 40% dei depositi mondiali, "per un esclusivo - ha detto Downer - uso pacifico". Pechino già importa da Canberra ferro, rame, carbone e alluminio e, da giugno, gas naturale liquefatto. L'Australia vende uranio a 35 Paesi, con la condizione che non sia usato per produrre armi. La Cina da tempo indica che vuole quadruplicare la produzione di energia nucleare entro il 2020.

Ma per il Giappone, la Cina - ha commentato ieri Taro Aso, ministro degli Esteri - è una minaccia militare. Aso critica il rapido aumento delle spese militari e la mancanza di trasparenza sull'impiego delle somme. Pechino prevede per il 2006 una spesa per la difesa di 280,7 miliardi di yuan, + 14,7% rispetto al 2005 (PB).

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