Chiusi a Riyadh cento negozi di biancheria femminile che hanno ancora commessi uomini
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Un centinaio di negozi di biancheria femminile sono stati chiusi, a Riyadh, dal Ministero del lavoro, per aver violato il decreto di "femminilizzazione", per il quale in tali magazzini debbono esserci commesse donne e non uomini, come era fino a qualche tempo fa.
E' all'inizio di quest'anno che le donne hanno vinto quella che è stata una vera battaglia: da una parte le organizzazioni femministe lamentavano l'imbarazzo di dover comprare biancheria intima essendo servite da commessi uomini, dall'altra la parte più conservatrice del potente clero wahabita per il quale le donne debbono stare in casa. A gennaio, il gran muftì dell'Arabia Saudita, Sheikh Abdel Aziz al-Sheikh, definì "un crimine, proibito dalla sharia" l'impiego femminile. Chi era a favore della nuova legge parlò di 40mila potenziali nuovi posti di lavoro e chi era contrario di tensioni per i commessi che avrebbero perso il posto. La questione, insomma, entrò nella crescente tensione tra i liberali e i religiosi conservatori.
Il quotidiano Al-Eqtisadiah riferisce l'affermazione di un funzionario del Ministero del lavoro per il quale tutti i negozi che violano il decreto sulla "femminilizzazione del lavoro" saranno chiusi. La misura, ha aggiunto mira a "fornire un ambiente sicuro per le donne che lavorano".
La "femminilizzazione e nazionalizzazione del lavoro" è conseguenza di un decreto emanato nel giugno 2011 da re Abdullah per ridurre il fenomeno della disoccupazione femminile, stimato attorno al 30%. Esso consentiva alle sole donne saudite la possibilità di lavorare nei negozi di biancheria da donna. A questi, nei programmi del Ministero del lavoro, a dover avere solo commesse saranno in seguito anche le profumerie.
14/11/2013
17/02/2017 08:52