Chiudono migliaia di fabbriche nel delta del Fiume delle Perle
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La crisi finanziaria globale e la conseguente diminuzione delle esportazioni causerà la chiusura di gran parte delle fabbriche del delta del Fiume delle Perle, già in difficoltà per i continui aumenti del costo del lavoro, dell’energia e delle materie prime. Nella zona ci sono oltre 70mila fabbriche di ditte per lo più di Hong Kong, attirate dal basso costo di mano d’opera ed energia e da esenzioni fiscali. Ma già lo scorso marzo un’indagine ha previsto che tra il 10 e il 20% avrebbero chiuso entro due anni, magari per spostare la produzione in altre zone della Cina, dove il costo della mano d’opera è ancora minimo.
Lau Chin-ho, vicepresidente della Federazione delle industrie di Hong Kong, dice al South China Morning Post che questi problemi erano già previsti in conseguenza della nuova legge per i diritti dei lavoratori, entrata in vigore a gennaio, che riconosce maggiori diritti economici. Come pure per le minori facilitazioni creditizie accordate dalle banche in conseguenza delle misure antinflazione adottate dal governo: più difficoltà ad accordare finanziamenti, interessi passivi più alti, che hanno causato crisi di liquidità a molte ditte.
Ma ora la grave crisi finanziaria causa una drastica diminuzione delle esportazioni, non solo verso gli Stati Uniti ma anche in Europa. Lo confermano i produttori di giocattoli, da sempre molto presenti nella zona, che hanno visto scendere in modo massiccio gli ordini per il prossimo Natale. Molte fabbriche hanno già chiuso. “Le banche di Hong Kong sono ora più caute – osserva Lau – perché sono state colpite dalla crisi dei crediti Usa. Molte industrie di giocattoli di Hong Kong hanno scarsità di contante. Debbono ridurre le dimensioni, o chiudere”.
19/09/2020 08:00