Chiesti sette anni di prigione per l’ex presidente della Samsung
Seoul (AsiaNews) – Un tribunale coreano ha chiesto la condanna a sette anni di galera per Lee Kun-hee, 66 anni, ex-presidente della Samsung, accusato di corruzione. Lee, già estromesso dai vertici dell’azienda, avrebbe perseguito “interessi privati” grazie al prestigio derivante dal ruolo di primo piano in seno al gruppo, favorendo “affari illegali” conclusi “attraverso la sua segreteria personale”; egli deve anche rispondere di “corruzione e abuso di potere”.
La corte distrettuale di Seoul dovrebbe emettere la sentenza entro la prossima settimana: il pubblico ministero Cho Joon-woong ha inoltre chiesto che l’ex presidente venga condannato al pagamento di 350 milioni di dollari. Secondo il giudice Cho, intervistato dal quotidiano nazionale Yonhap, il punto chiave della vicenda è il “perseguimento di fini personali e di traffici illegali perpetrati dal presidente Lee nel tempo attraverso il suo ufficio personale”. Alla sbarra vi sono anche il vicepresidente della compagnia, Lee Hak-soo – con l’accusa di evasione fiscale – e altri sei top manager.
“Chiedo perdono per quanto ho commesso, il mio comportamento è degno di biasimo e me ne vergogno”. Queste le parole che Lee Kun-hee avrebbe pronunciato al termine della requisitoria della pubblica accusa; egli durante le udienze si era sempre dichiarato “non colpevole”, mentre ora invoca la “clemenza” dei giudici.
Travolta dallo scandalo, la Samsung ha invece annunciato una rivoluzione ai vertici dell’azienda: estromesso l’ex leader dopo 20 anni di guida del gruppo e cacciata in blocco la sua squadra, ora si promuove una politica volta “alla chiarezza e alla trasparenza”.
27/02/2018 08:41
05/10/2018 10:04