Chiesa pakistana: benvenuto al nuovo governo, ora vere riforme
di Qaiser Felix
Un comunicato della Commissione episcopale Giustizia e pace apprezza gli sforzi del nuovo esecutivo, e lo invita a mettere sullo stesso piano l’indipendenza del sistema giudiziario e la libertà religiosa. Un invito ai cittadini, affinché aiutino l’esecutivo a vincere le sue sfide.
Lahore (AsiaNews) – La Chiesa “dà il benvenuto al futuro governo pakistano” che sarà formato entro cento giorni, ma ricorda che “alcune importanti questioni che riguardano il Paese sono ancora senza risposta. Abbiamo bisogno di riforme che migliorino la situazione dei diritti umani per i cittadini del Pakistan”. È il contenuto di un comunicato della Commissione episcopale Giustizia e pace, pubblicato oggi a firma dell’arcivescovo di Lahore mons. Lawrence Saldanha e del segretario generale Peter Jacob.
Il presule, presidente della Conferenza episcopale pakistana, approva il desiderio espresso dal nuovo governo di “stabilire un governo fondato sul diritto e sulla giustizia. È tuttavia urgente eliminare la discriminazione dalle politiche educative nazionali, ed intraprendere un percorso legislativo che aiuti le comunità emarginate a migliorare la propria situazione”.
Il riferimento è anche alla comunità dei cattolici pakistani (circa 1 milione 200mila persone, lo 0,9 % di una popolazione che al 97 % pratica la fede musulmana), che da anni lamenta le ingiuste politiche governative soprattutto a livello provinciale. Nelle aree remote del Paese, infatti, i cristiani sono discriminati sia a livello educativo – molti non riescono a superare le prime classi perché esclusi dalla normale preparazione scolastica – sia a livello lavorativo, perché i musulmani non danno lavoro ai cristiani.
Il mandato assegnato dagli elettori al governo, prosegue il testo della Commissione, riflette invece in maniera chiara “il desiderio nazionale di un sistema basato sull’uguaglianza di tutti i cittadini, senza questioni di casta, religione o credo, così come immaginato dal fondatore del Pakistan, Ali Jinnah. L’indipendenza del sistema giudiziario, la libertà di stampa e l’autonomia delle province sono questioni molto importanti, ma non meno importanti sono le questioni legate all’intolleranza religiosa ed alla discriminazione”.
Il governo, sottolinea mons. Saldanha, “deve ribaltare le politiche negative adottate dal precedente regime, che hanno distrutto la buona volontà della nazione e soppresso l’opinione pubblica. Islamabad deve creare istituzioni serie e credibili per controllare la situazione dei diritti umani nel Paese, e ratificare le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo”.
Sotto il governo militare dell’allora generale Musharraf, durato dal 1999 alle elezioni dello scorso febbraio, la situazione delle libertà personali dei cittadini si è deteriorata in maniera esponenziale. Sotto il manto della “lotta al terrorismo”, il governo militare ha approvato leggi capestro contro i giudici, i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani. Durissima la situazione delle minoranze religiose, schiacciate dalla famigerata legge contro la blasfemia (che punisce con la morte chi dissacra l’islam) e dalle Ordinanze islamiche Hudood.
Per rendere effettivo questo cambiamento, conclude mons. Saldanha, “non basta la semplice volontà del governo. Invitiamo dunque tutti i cittadini a stare accanto al nuovo esecutivo e sostenerlo nei suoi sforzi per vincere queste sfide”.
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