Chiesa pakistana in tribunale contro la demolizione di un istituto cattolico
di Jibran Khan
Il direttore di Giustizia e pace ha curato l'istanza presso l'Alta corte e assicura di nutrire "piena fiducia nel sistema giudiziario". Parlamentare provinciale solleverà la questione al Parlamento del Punjab. Per alcuni fedeli non si tratta solo di distruzione di un edificio, ma vi è anche il reato di blasfemia per la profanazione di oggetti sacri.
Lahore (AsiaNews) - La Chiesa pakistana ha sottoscritto una petizione presso l'Alta corte di Lahore, contro quella che definisce la "demolizione illegale" dell'istituto cattolico Gosha-e-Aman - il "luogo di pace" che accoglieva cristiani e musulmani - avvenuto lo scorso 10 gennaio ad opera del governo provinciale del Punjab. P. Emmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp), ha curato l'istanza presso il tribunale e nutre "piena fiducia nel nostro sistema giudiziario"; faremo quanto possibile, aggiunge, per fornire un riparo adeguato agli sfollati. Intanto il parlamentare provinciale Pervaiz Rafique assicura che solleverà la questione in seno all'Assemblea del Punjab e chiederà spiegazioni ai funzionari di governo sulle circostanze che hanno portato alla demolizione illegale.
A lottare per la restituzione della proprietà vi sono anche persone che trovavano rifugio al suo interno. Zenobia Richards, 61 anni, è fra le più battagliere e non risparmia critiche ai vertici cattolici locali, perché "hanno sottoscritto una petizione contro la demolizione illegale, e non per la profanazione della Bibbia, della statua di Maria e del Rosario". La donna assicura di combattere per i propri diritti e punta il dito contro il funzionario governativo provinciale Kamran Michael, un cristiano, che nella faccenda avrebbe rivestito un ruolo "poco chiaro".
L’istituto Gosha-e-Aman, fondato nel 1887, è circondato da due acri di terreno, per un valore complessivo di miliardi di rupie. Al suo interno vi erano una casa di accoglienza per anziani, una scuola per ragazze, un convento e una cappella per la preghiera. La controversia relativa al possesso dell’edificio e dell’area circostante era da tempo al centro di una vertenza legale; a innescare la vicenda pare sia stata una donna – convertita all’islam – che in passato ha cercato ospitalità presso il centro. Il 10 gennaio scorso, ribattezzato "martedì nero" dai cristiani, il governo provinciale ne ha ordinato la demolizione.
Un funzionario dell'Autorità per lo sviluppo di Lahore (Lda) afferma che l'area era di proprietà del governo e concessa in uso a elementi collusi con la mafia delle terre. Alla guida del gruppo vi sarebbe stata una donna - conosciuta con il nome di Agnus - convertita dal cristianesimo all'islam. Secondo la sua versione, sarebbe lei la legittima proprietaria dei terreni e avrebbe pure dei documenti che lo comprovano. In realtà la donna, dopo aver occupato a lungo un settore dell'edificio, è fuggita poco prima che iniziassero le operazioni di demolizione facendo perdere le proprie tracce.
A lottare per la restituzione della proprietà vi sono anche persone che trovavano rifugio al suo interno. Zenobia Richards, 61 anni, è fra le più battagliere e non risparmia critiche ai vertici cattolici locali, perché "hanno sottoscritto una petizione contro la demolizione illegale, e non per la profanazione della Bibbia, della statua di Maria e del Rosario". La donna assicura di combattere per i propri diritti e punta il dito contro il funzionario governativo provinciale Kamran Michael, un cristiano, che nella faccenda avrebbe rivestito un ruolo "poco chiaro".
L’istituto Gosha-e-Aman, fondato nel 1887, è circondato da due acri di terreno, per un valore complessivo di miliardi di rupie. Al suo interno vi erano una casa di accoglienza per anziani, una scuola per ragazze, un convento e una cappella per la preghiera. La controversia relativa al possesso dell’edificio e dell’area circostante era da tempo al centro di una vertenza legale; a innescare la vicenda pare sia stata una donna – convertita all’islam – che in passato ha cercato ospitalità presso il centro. Il 10 gennaio scorso, ribattezzato "martedì nero" dai cristiani, il governo provinciale ne ha ordinato la demolizione.
Un funzionario dell'Autorità per lo sviluppo di Lahore (Lda) afferma che l'area era di proprietà del governo e concessa in uso a elementi collusi con la mafia delle terre. Alla guida del gruppo vi sarebbe stata una donna - conosciuta con il nome di Agnus - convertita dal cristianesimo all'islam. Secondo la sua versione, sarebbe lei la legittima proprietaria dei terreni e avrebbe pure dei documenti che lo comprovano. In realtà la donna, dopo aver occupato a lungo un settore dell'edificio, è fuggita poco prima che iniziassero le operazioni di demolizione facendo perdere le proprie tracce.
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Lahore, i cattolici ricorrono in tribunale contro la "blasfema" demolizione del loro istituto
21/01/2012
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