Chiesa indiana: falsi i "miti" di proselitismo e educazione elitaria nelle scuole cattoliche
La Conferenza dei vescovi indiani si incontra per riflettere sul lavoro nel campo dell'educazione, strumento per lo sviluppo degli emarginati e di tutta la nazione. I dati sugli istituti cattolici in India dimostrano la falsità di accuse quali conversioni forzate e istruzione d'elíte.
New Delhi (AsiaNews) Più di 20 mila istituti scolastici, di cui il 66 % in zone rurali, 6 milioni di alunni tra ragazzi e ragazze di ogni confessione religiosa. Sono le cifre dell'impegno della Chiesa cattolica indiana nel campo dell'educazione e al tempo stesso le prove che fanno cadere alcuni "falsi miti" circolanti nel paese.
I dati sono stati resi noti lo scorso 21 gennaio, durante un conferenza stampa a New Delhi presieduta dal card. Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale (Cbci). Con questo appuntamento la Chiesa indiana ha voluto anticipare ai media i contenuti del prossimo incontro del corpo generale della Cbci, previsto a Bangalore dall'8 al 15 febbraio prossimo. Il tema sarà infatti: "L'educazione cattolica e l'attenzione della Chiesa per gli emarginati". L'incontro del corpo generale rientra nelle regolari attività della Cbci. Si svolge ogni due anni in una città differente e vi si discute un tema di particolare rilievo per la Chiesa e il paese stesso. "Crediamo che attraverso l'educazione si possa contribuire alla sviluppo della popolazione e a costruire la nazione" ha dichiarato il card. Toppo.
Il Segretario esecutivo delle Comunicazioni sociali della Cbci, p. D'Souza, è convinto che analizzare l'impegno della Chiesa nel campo educativo "possa sfatare alcuni falsi miti che circolano nella maggioranza della popolazione". Il riferimento è alle accuse mosse dagli estremisti indù di convertire gli alunni e all'idea che le scuole cattoliche siano dirette ad una ricca elíte del paese a causa delle tasse d'iscrizione. Al primo punto il card. Toppo risponde: Se convertissimo davvero gli studenti, anche L. K. Advani il leader del Bjp (partito nazionalista indù), che ha studiato alla scuola di St. Patrick, dovrebbe essere cattolico!". "Al momento - continua il porporato - abbiamo oltre 6 milioni di alunni, quanti di loro possono accusarci di conversioni forzate?".
Alla seconda accusa rispondono invece in modo chiaro i dati riferiti da p. D'Souza in un'intervista ad AsiaNews. Da essi emerge che le scuole cattoliche si rivolgono soprattutto alle categorie sociali più emarginate e discriminate, nel tentativo di sostenere il loro sviluppo culturale.
"Nel corso degli anni abbiamo investito molto in strutture e personale scolastico riferisce dirigiamo 20 mila istituti scolastici, di cui il 66% si trova in zone rurali e il restante nelle città". Il sacerdote aggiunge poi altre cifre significative: su oltre 6 milioni di alunni, solo il 23% è cattolico e il 55% è rappresentato da ragazze, destinate altrimenti a non raggiungere nemmeno l'educazione elementare".
P. D'Souza, spiega infine "l'importanza di elaborare una valutazione generale sull'educazione che stiamo impartendo". "È fondamentale secondo il sacerdote - fermarsi e riflettere in modo serio sulla nostra vocazione e missione nel settore educativo". Secondo il Segretario alle Comunicazioni sociali, fare il punto sul tema educativo è una responsabilità essenziale in quanto le istituzioni cattoliche nel paese sono rinomate e preferite dai genitori non solo per l'alta qualità dell'istruzione, ma anche per i solidi valori su cui essa si basa".