Chiesa filippina contraria al test Hiv per i lavoratori d’oltremare
Manila (AsiaNews) – La chiesa cattolica filippina è contraria al test obbligatorio dell’Hiv per tutti i lavoratori all’estero che fanno ritorno in patria. Secondo p. Savino Bernardi, esponente della Conferenza episcopale filippina, la proposta avanzata dal senatore Pilar Juliana Cayetano è “discriminatoria”. Il religioso ricorda che non sono i lavoratori d’oltremare – gli Overseas Filipino workers, Ofw, 10 milioni in tutto secondo le ultime statistiche – la categoria con il più alto indice di diffusione di Hiv o Aids, e non è stato dimostrato che siano i principali veicoli di diffusione della malattia.
La senatrice Cayetano afferma che è necessario indagare sulle “abitudini sessuali dei lavoratori all’estero”, perché proprio da questa categoria di persone arriva “il maggior numero dei casi di sieropositivi” e non sono ancora stati approntati “programmi efficaci” per risolvere la questione.
Nel maggio scorso il Centro epidemiologico nazionale del Ministero della sanità ha registrato 35 casi di infezione da Hiv, il 20% dei quali fra gli Ofw di cui la maggioranza è di sesso maschile. Per i lavoratori all’estero, tutti i casi di infezione sono avvenuti durante rapporti sessuali a rischio. “In molti casi gli uomini – afferma la parlamentare – non sanno di essere malati e quando rientrano nelle famiglie di origine contagiano i parenti”. La Cayetano sottolinea di non voler promuovere a tutti i costi la “contraccezione”, ma chiede che vi sia maggiore “consapevolezza” fra le donne sui rischi e le modalità di contagio.
P. Savino Bernardi risponde snocciolando i dati di una ricerca del 2006, secondo cui su 2566 malati di Aids nelle Filippine, solo 891 (il 35%) appartengono alla categoria dei lavoratori all’estero. Il 34% sono marinai, il 18% collaboratori domestici, il 9% lavoratori dipendenti, il 7% appartiene al settore dello spettacolo e il 6% lavora nella sanità.