Chiesa degli Arabi: convegno islamo-cristiano sulla convivenza
Consigliere del Mufti sunnita: aiutare i cristiani a non emigrare per salvarci dal fondamentalismo
Beirut (AsiaNews) - «Se il dialogo islamo-cristiano non è possibile qui in Libano, non lo potrà essere da nessuna parte ». Questa formula ha inaugurato giovedì 10 giugno uno dei cinque colloqui promossi presso la sede dell'Unesco a Beirut per il congresso dal titolo «La Chiesa degli Arabi».
Durato fino a sabato 12 giugno, esso ha visto la partecipazione di molte personalità cristiane cattoliche, ortodosse e musulmane. Fra loro anche il patriarca greco-cattolico Gregorio III Laham e il consigliere del Mufti sunnita, dott. Mohammed Sammak. Tutti gli intervenuti si sono focalizzati sugli ostacoli del dialogo islamo-cristiano e sulle possibilità di incrementarlo. Fra le raccomandazioni finali: frenare l'emigrazione dei cristiani dal Medio oriente e rigettare il fondamentalismo.
"Questo congresso, ha spiegato Georges Kallas, rettore della facoltà d'informazione all'Università libanese, porta in sé una tensione verso la collaborazione al di fuori del solito 'libretto delle condizioni' e un invito a consolidare i pilastri dell'incontro, anziché dello scontro, tra religioni e civiltà".
"Qual è il mio ruolo di prelato nel mondo arabo e islamico e qual è il senso della presenza dei cristiani e il loro ruolo?" si è chiesto il patriarca Laham per illustrare i motivi di un titolo così "provocatorio"[la Chiesa degli Arabi]. "Viviamo forse in un ghetto oppure formiamo come comunità religiosa una nazione indipendente e ci preoccupiamo della nostra presenza e basta?". "Dobbiamo accontentarci di un dialogo di circostanza e inutile con l'altro per convincerlo della nostra religione o viceversa oppure dobbiamo rispondere con la fuga e l'emigrazione?".
Di particolare interesse l'intervento di Mohammed Sammak, consigliere del mufti sunnita. "La civiltà arabo-islamica ha detto Sammak non era l'opera esclusiva di musulmani, bensì il prodotto comune di musulmani e cristiani, ma la comprensione islamica del cristianesimo è stata poi influenzata da un'enorme quantità di influssi culturali dovuti a circostanze politiche ed economiche contingenti, come il colonialismo occidentale del mondo arabo. Tali condizioni hanno così prodotto il fenomeno più negativo e pericoloso nella società islamica, ossia quello di guardare con sospetto ai cristiani arabi ogni volta che il mondo islamico sta attraversando una crisi". Sammak ha poi posto vari interrogativi sui motivi che spingono i cristiani arabi a vedere nel Libano una sorta di valvola di sicurezza. "Perché i Paesi arabi si è chiesto non diventano invece altri 'Libano' offrendo ai propri cittadini piena libertà religiosa e pari diritti?". Sammak ha anche attribuito la diffusione del fondamentalismo religioso all'assenza di istituzioni democratiche e rappresentative e individuato "la sfida maggiore nell'emigrazione dei cristiani arabi" dai loro Paesi.
Una "nota" ortodossa è arrivata con Ghassan Tueni, famoso giornalista e diplomatico libanese. "Vogliono farci credere, ha detto Tueni, che il destino di questa regione sia un conflitto di religioni e uno scontro di civiltà. Invece, no perché a partire da questa regione che e religioni possono provare che alla base della civiltà c'è l'uomo, a qualsiasi religione appartenga".
L'ex ministro Michel Eddé, presidente della Lega maronita, ha invece sottolineato che « Il pericolo maggiore consiste nel focalizzarsi sull'identità religiosa con spirito di provocazione. Sia esso per attaccarla o per difenderla. La Chiesa vede nelle convulsioni del presente i segni del cambiamento radicale del mondo e si sforza di favorire una cristallizzazione di un universalismo pacifico arricchito dalla crescita dei particolarismi e in cui le differenze non sono antagoniste ma complementari. E questo in opposizione ai tentativi di uniformazione egemonica imposta e sterile".
I lavori si sono conclusi sabato con la pubblicazione di una serie di raccomandazioni. Tra queste, affermare il ruolo della Chiesa contro ogni progetto volto a creare un fossato tra le religioni e civiltà; definire il concetto di Chiesa degli Arabi; definire i termini equivoci nel dialogo interreligioso; rigettare l'ideologia fondamentalista, da qualsiasi parte provenga; affermare la cultura della moderazione nell'Oriente arabo per costruire la civiltà dell'amore; ammonire dal pericolo dell'emigrazione dei cristiani dall'Oriente; gettare le basi di un dialogo islamo-cristiano nel terzo millennio che possa essere garante della convivenza.