Chiesa coreana contro il Comitato di bioetica. No alla ricerca sugli embrioni
di Theresa Kim Hwa-young
Per i vescovi è “un atto di spietata violenza” che “distrugge la vita umana in nome della scienza”. I prelati ribadiscono il sostegno “ai malati terminali” e invitano a promuovere ricerche sulle “cellule staminali adulte” o estratte “dalla pelle umana”.
Seoul (AsiaNews) – La Chiesa cattolica sud-coreana “deplora” il nuovo via libera agli esperimenti sulle cellule staminali embrionali. “Un atto di spietata violenza – affermano i vescovi – che distrugge la vita umana in nome della scienza”, contro il quale si era battuto in modo vigoroso anche il defunto card. Stephen Kim Sou-hwan, strenuo difensore della “sacralità della vita” fin dal suo concepimento.
A fine aprile il Comitato di bioetica aveva autorizzato il Cha General Hospital di Seoul a riprendere la ricerca sulle cellule staminali degli embrioni, rispettando quattro criteri fissati dall’ente, fra i quali la mancanza di riferimenti nei titoli a parole o scopi che possano “alimentare false speranze”, fra cui la “cura del Parkinson”. Gli studi erano stati interrotti tre anni fa in seguito allo scandalo che ha travolto Hwang Woo-suk, il falso “pioniere della clonazione umana”. Un tempo “eroe nazionale”, egli è caduto in disgrazia dopo che la comunità scientifica internazionale e l’Università di Seoul hanno smascherato i risultati delle sue ricerche sulle cellule staminali embrionali, del tutto falsificati in laboratorio.
Mons. Gabriel Chang Bong-hun, presidente del Comitato di bioetica dei vescovi, sottolinea che “la Chiesa cattolica non volta le spalle a pazienti affetti da malattie incurabili” pur opponendosi con forza “alla ricerca sulla clonazione delle cellule embrionali a fini terapeutici”. Il prelato aggiunge che più di ogni altra organizzazione “la Chiesa cattolica ha lavorato e lavorerà a favore dei malati terminali”. I prelati promuovono la ricerca “sulle cellule staminali adulte” e sulle “cellule staminali estratte da pelle umana”. “Esse danno buoni risultati – conclude – senza distruggere la vita, nel rispetto della natura”.
Fra i più strenui difensori della sacralità della vita umana vi era anche il defunto card. Stephen Kim Sou-hwan, scomparso a metà febbraio, e in seguito alla cui morte sono triplicati i donatori di organi in Corea del Sud. Ai tempi dello scandalo che ha travolto Hwang Woo-suk, il card. Kim ha pianto in pubblico per la notizia; un gesto che ha colpito l’opinione pubblica del Paese, tanto da essere trasmesso nelle trasmissioni televisive che hanno seguito la sua morte.
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