Chiesa cattolica egiziana: Pena di morte ingiusta per chiunque, anche per Mubarak
P. Rafic Greiche commenta la richiesta di pena capitale al processo contro Mubarak. Secondo l’accusa egli è responsabile della morte di 850 manifestanti uccisi durante le proteste del gennaio 2011. Da giorni centinaia di persone manifestano al Cairo, chiedendo l’impiccagione dell’ex rais.
Il Cairo (AsiaNews) – “La Chiesa cattolica egiziana, insieme a tutte le denominazioni cristiane, è contro la pena di morte per qualsiasi individuo”. È quanto afferma ad AsiaNews p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana sulla richiesta di pena di morte al processo contro l’ex presidente Mubarak, ripreso lo scorso 16 gennaio, dopo due settimane di interruzione.
P. Greiche spiega che “nessuno ha il diritto di togliere la vita a un altro uomo anche se si è macchiato di colpe terribili. Solo Dio può farlo”. “Purtroppo – aggiunge - nella mentalità islamica, la pena di morte è invece una cosa normale. La legge egiziana prevede l’impiccagione per i crimini più gravi”. Il sacerdote afferma però che al momento non vi è ancora una sentenza definitiva contro l’ex rais ed è prematuro dare dei giudizi sull’argomento.
Da giorni, centinaia di persone manifestano davanti alla sede del tribunale del Cairo esponendo cappi, manette e slogan inneggianti alla pena capitale per l’ex rais accusato di aver dato l’ordine di sparare sui manifestanti durante le proteste del gennaio 2011. Ad aumentare l’ira dei manifestanti le dichiarazioni fatte da Farid al-Deeb, avvocato difensore di Mubarak. Durante l’udienza, egli ha affermato che il rais non poteva dare l’ordine di sparare sulla folla. Secondo al-Deeb, il 28 gennaio, giorno del massacro, Mubarak aveva già ceduto il potere nelle mani dell’esercito utilizzando la legge 183 del 1952. Gli unici che potevano dare quell’ordine erano i capi militari, non il presidente. Secondo le famiglie delle vittime tali dichiarazioni allontano la speranza di avere giustizia. Ieri, i membri del partito Nour (salafiti) hanno invitato i parenti degli 850 uccisi a far valere i principi della sharia, che in caso di omicidio prevede “il prezzo del sangue” che deve essere pagato dalla famiglia del colpevole.
Oggi, anche Ban Ki Moon, segretario generale dell’Onu ha esortato i giudici egiziani a non emettere la condanna a morte. Intervistato da un quotidiano inglese, Ban ha sottolineato che le Nazioni Unite hanno votato un provvedimento che invita gli Stati membri ha fermare le esecuzioni e le nuove condanne. (S.C.)
P. Greiche spiega che “nessuno ha il diritto di togliere la vita a un altro uomo anche se si è macchiato di colpe terribili. Solo Dio può farlo”. “Purtroppo – aggiunge - nella mentalità islamica, la pena di morte è invece una cosa normale. La legge egiziana prevede l’impiccagione per i crimini più gravi”. Il sacerdote afferma però che al momento non vi è ancora una sentenza definitiva contro l’ex rais ed è prematuro dare dei giudizi sull’argomento.
Da giorni, centinaia di persone manifestano davanti alla sede del tribunale del Cairo esponendo cappi, manette e slogan inneggianti alla pena capitale per l’ex rais accusato di aver dato l’ordine di sparare sui manifestanti durante le proteste del gennaio 2011. Ad aumentare l’ira dei manifestanti le dichiarazioni fatte da Farid al-Deeb, avvocato difensore di Mubarak. Durante l’udienza, egli ha affermato che il rais non poteva dare l’ordine di sparare sulla folla. Secondo al-Deeb, il 28 gennaio, giorno del massacro, Mubarak aveva già ceduto il potere nelle mani dell’esercito utilizzando la legge 183 del 1952. Gli unici che potevano dare quell’ordine erano i capi militari, non il presidente. Secondo le famiglie delle vittime tali dichiarazioni allontano la speranza di avere giustizia. Ieri, i membri del partito Nour (salafiti) hanno invitato i parenti degli 850 uccisi a far valere i principi della sharia, che in caso di omicidio prevede “il prezzo del sangue” che deve essere pagato dalla famiglia del colpevole.
Oggi, anche Ban Ki Moon, segretario generale dell’Onu ha esortato i giudici egiziani a non emettere la condanna a morte. Intervistato da un quotidiano inglese, Ban ha sottolineato che le Nazioni Unite hanno votato un provvedimento che invita gli Stati membri ha fermare le esecuzioni e le nuove condanne. (S.C.)
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