05/01/2009, 00.00
VIETNAM
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Chiedono giustizia i cattolici vietnamiti perseguitati dalle autorità

di J.B. An Dang
Le suore di Vinh Long annunciano che non protesteranno per l’appropriazione della loro casa, se i responsabili pubblici dichiareranno che la politica del governo mira allo sradicamento della religione, mentre i fedeli di Thai Ha condannati minacciano azioni legali contri i media di Stato che hanno falsamente raccontato il loro processo.
Hanoi (AsiaNews) – Reagiscono ai soprusi ed alle falsità i cattolici vittime degli attacchi delle autorità: le suore di Vinh Long annunciano che non protesteranno per l’appropriazione della loro casa, se i responsabili pubblici dichiareranno che la politica del governo mira allo sradicamento della religione, mentre i fedeli della parrocchia di Thai Ha condannati in tribunale, minacciano azioni legali contro i media di Stato, i quali hanno falsamente hanno riferito che gli accusati si sono dichiarati colpevoli.
 
A Vinh Long, le suore della congregazione di San Paolo di Chartres, in una lettera indirizzata ale diverse autorità pubbliche contestano la decisione del 12 dicembre scorso, con la quale il Comitato del popolo (il municipio) ha ordinato la trasformazine della loro casa – abbattuta in un primo momento (nella foto) per farne un albergo di lusso - e del terreno circostante in un parco pubblico.
 
Suor Huynh Thi Bich-Ngoc, provinciale delle religiose, affronta il nodo del problema: “fatemi sapere – scrive – se c’è una politica governativa sullo sradicamento delle religioni e degli ordini religiosi che può giustificare il comportamento contro 18 suore di San Paolo come se fossero pericolosi criminali, con la distruzione e l’impedimento della loro attività, con l’arresto delle suore e la cacciata dalle loro dimore prive di tutto ed apropriandosi di tutti i loro beni, compresi gli oggetti religiosi ed in assenza di un qualsiasi ordine o mandato giudiziario”. “Se questa politica esiste – prosegue la religiosa – porremo termine alle nostre proteste, convinte che i funzionari pubblici stanno solo mettendo in atto la politica dello Stato. Altrimenti, restituiteci i nostri beni”.
 
E’ in corso ad Hanoi, invece, l’altra reazione di cattolici perseguitati e ha per interpreti gli otto fedeli condannati l’8 dicembre a pene tra i 12 ai 17 mesi per aver preso parte alle veglie di preghiera per la restituzione del terreno della parrocchia di Thai Ha.
 
Nei resoconti del processo, i media di Stato scientemente e intenzionalmente hanno raccontato che i cattolici sotto accusa per danneggiamento di beni dello Stato e comportamento scorretto “hanno sinceramente ammesso la loro colpevolezza ed hanno chiesto la clemenza del governo” e di conseguenza “hanno avuto sentenze miti, secondo la politica di tolleranza del Partito e del governo”.
  
“E’ una lampante distorsione della verità, in quanto ognuno degli accusati si è dichiarato non colpevole di nessuna delle imputazioni”, affermano i cattolici condannati, in una dichiarazione. “Durante il processo – ha detto a Radio Free Asia una delle processate, Nguyen Thi Viet – ognuno di noi ha respinto le accuse. Noi abbiamo sostenuto di non essere colpevoli. Quei media che hanno sostenuto che ci siamo detti colpevoli ed abbiamo chiesto clemenza debbono rettificare quello che hanno scritto. Altrimenti li perseguiremo”.
 
“Confermo - ha detto alla stessa emittente Le Tran Luat, avvocato dei cattolici – che i media di Stato hanno falsamente riportato le dichiarazioni di colpevolezza e la richiesta di clemenza”. “A mio giudizio – ha aggiunto – il governo cerca di convincere l’opinione pubblica, in un momento nel quale si trova di fronte ad una crisi di fiducia seria ed estesa. Hanno tentato di forzare i fedeli a dichiararsi colpevoli. Non essendoci riusciti, usano il potere dei loro mezzi di comunicazione per raccontare falsamente il processo”.
 
Un altro avvocato, Luat, che non è cattolico, nota che “gli otto parrocchiani sono stati cortesi e moderati. Hanno dato al canale televisivo VTV1 ed al quotidiano New Hanoi una settimana per correggersi, prima di avviare il procedimento legale contro di loro”. La richiesta è stata avanzata solo a loro, in quanto tutti gli altri media statali che hanno riportato il falso resoconto del processo lo hanno fatto citandoli come fonte.
 
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