Chen Guangcheng pronto per gli studi, suo nipote ancora in galera
New York (AsiaNews) - Chen Guangcheng, il dissidente cieco che combatte contro gli aborti forzati in Cina, potrebbe iniziare i suoi studi di Legge alla New York University all'inizio della prossima settimana. Lo staff accademico dell'ateneo sta preparando una serie di corsi in cinese - dato che Chen non parla l'inglese - e spera di poter coinvolgere anche la moglie del dissidente, arrivata con lui e con i figli negli Stati Uniti.
Il caso Chen Guangcheng è scoppiato lo scorso 26 aprile, quando il dissidente è riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari illegali che gli erano stati imposti dal regime dopo 4 anni di galera. Rifugiatosi nell'ambasciata Usa a Pechino, Chen ha scatenato una battaglia diplomatica fra Pechino e Washington, impegnate negli annuali Dialoghi economici bilaterali. Dopo due giorni, il dissidente ha lasciato l'ambasciata con la rassicurazione di poter lasciare il Paese ed è stato ricoverato in ospedale, dove è rimasto fino allo scorso 19 maggio.
Jerome Cohen, professore di Legge alla Nyu e mentore di Chen, spiega: "Lui vuole tornare in Cina e dovrebbe poter tornare a casa. Quello è il nostro obiettivo: è difficile essere uno straniero qui, e per un rifugiato è sempre più complicato avere un impatto sulla propria madre patria". Lo scopo del dissidente è quello di continuare a operare nei tribunali cinesi, e secondo il professor Cohen è "una buona idea. Esistono attivisti cinesi, come l'avvocato Pu Zhiqiang, che combattono e chiedono riforme legali senza per questo finire in galera".
Nel frattempo, Chen ha iniziato a godersi la libertà. Insieme alla moglie e ai due figli ha passato il pomeriggio di domenica in un parco di New York: "Erano sette anni che non mi godevo il sole e non avevo un momento per riposarmi. Sono qui anche per avere un poco di recupero". Tuttavia, la situazione della sua famiglia rimasta nello Shandong sembra peggiorare: il nipote Chen Kegui, sotto la persecuzione della polizia e in carcere, non riesce a vedere un avvocato.
Il Chinese Human Rights Defender, organizzazione che vigila sulla situazione dei diritti umani in Cina, ha ottenuto la lettera inviata da alcuni avvocati al capo della polizia della contea di Yinan, nello Shandong, in cui si accusa la polizia di interferire con i loro sforzi di difendere Chen Kegui. Il nipote del dissidente è accusato di "omicidio intenzionale" per essersi difeso con un coltello dall'attacco di un gruppo di poliziotti e vandali che aveva attaccato la sua casa dopo la fuga dello zio. L'accusa non regge, dato che nello scontro non è morto nessuno.
La lettera è firmata da Ding Xikui, avvocato dello studio legale Mo Shaoping (che a sua volta è un legale impegnato nella difesa dei diritti umani), e da Si Weijiang dello studio legale Dabang di Shanghai. Entrambi sono stati assunti dalla moglie di Kegui per rappresentare il marito. Nel testo si sottolinea che i due avvocati sono subentrati a Li uWeiguo e Chen Wuquan, legali minacciati di morte dalla polizia appena hanno assunto il caso e che per questo sono stati costretti a rinunciare.
Inoltre, sempre secondo la lettera, "le modalità di arresto, di richiesta di visita, di detenzione non hanno alcuna base legale. Noi crediamo che il vostro Ufficio abbia violato in maniera ripetuta il Codice di procedura penale della Repubblica popolare cinese e altri regolamenti legali e amministrativi. Inoltre anche i diritti legali di Chen Kegui e quelli dei suoi avvocati sono stati violati". Al momento, il giovane non ha potuto incontrare ancora alcun legale di sua scelta.