Centri di primo soccorso spingono la popolazione a tornare a casa
Dhaka (AsiaNews) L'alluvione che ha colpito un terzo del paese sta avendo un momento di calma. Le acque si stanno ritirando, ma il livello non è ancora sotto la soglia di pericolo. "In alcune zone di Dhaka, dove non sono presenti adeguati sistemi di drenaggio, le acque si stanno ritirando ma in modo molto lento - ha spiegato Selim Bhuiyan, ingegnere presso il Centro di previsione delle alluvioni nelle aree inondate dal fiume Balu, ad esempio, l'acqua si ritirerà completamente solo a fine agosto".
I centri di soccorso cominciano ad incoraggiare la gente a tornare nelle proprie case. "Cosa farò da domani? La mia casa a Manda est è ancora sommersa dalle acque", ha dichiarato Rahima Bibi, madre di una bambina disabile, dopo aver saputo che la scuola superiore di Kadamtala Purba Basabo, dove si era rifugiata con la figlia, ha stabilito per domani lo sfollamento della struttura, nella speranza di riprendere le lezioni. "Stiamo preparando mentalmente la gente a lasciare il centro di primo soccorso. Il 16 agosto dobbiamo tenere gli esami di fine anno", ha dichiarato, Mohammad Kalimullah, preside della scuola. "Non è vero che le acque sono ancora alte. Molti degli alluvionati che trovano riparo nei rifugi d'emergenza, sono persone che vivono al disotto della soglia di povertà e che non vogliono andarsene perché qui si garantisce almeno la sopravvivenza", ha aggiunto.
Diversa la visione di un missionario del PIME a Dhaka. P. Carlo Dotti racconta ad AsiaNews: "Per le strade la gente dorme su teli e lamiere, questo significa che le abitazioni sono ancora inagibili. La forte resistenza dei bengalesi, abituati non solo alle inondazioni ma anche alla siccità, li porterebbe a rimanere il più possibile nelle loro case. Il cuoco del nostro seminario, ad esempio, ha continuato ad alzare il livello del suo letto aggiungendo mattoni man mano che l'acqua avanzava. Arrivata al soffitto, ha deciso di trasferirsi da noi", ha aggiunto p. Dotti.
Per le vittime dell'alluvione, tornare a casa significa anche trovare i mezzi per sopravvivere e costruirsi di nuovo una vita. Questo bisogno favorisce il diffondersi dell'usura. I contadini del Koizuri,ad esempio, raccontano di aver ottenuto prestiti con un tasso d'interesse del 104%. I tessitori a cottimo, che basano la loro sussistenza su stipendi giornalieri, sono costretti a lavorare gratis alcuni giorni al mese per saldare i debiti contratti.
Il post-alluvione è minacciato anche dalla prolificazione di pericolose zanzare. L'allarme è arrivato ieri all'Ufficio Onu per la coordinazione degli aiuti umanitari (OCHA) dalle autorità di Dhaka. Qui, la veloce riproduzione degli insetti, nelle fogne a cielo aperto, potrebbe portare ad un'epidemia di malaria. Una massiccia disinfestazione è stata subito inserita nei programmi di riabilitazione previsti dalle autorità locali.
Secondo il Ministero della sanità, le vittime della alluvioni in Bangladesh sono 703, mentre in soli 3 giorni sono saliti a 5.565 i casi di malattie legate alla mancanza di acqua pulita, diarrea, dissenteria, polmonite, scabbia.
Mentre il centro e il sud del paese affrontano i danni delle violente inondazioni monsoniche, il nord è afflitto dalla siccità. Per cercare di contenere i danni alle coltivazioni, ieri in alcuni villaggi, le pompe di irrigazione sono rimaste in funzione tutta la notte. (MA)