Central Java, giustizia sotto scacco: solo un anno all’imam che ha ordinato l’attacco a tre chiese
di Mathias Hariyadi
Nel febbraio scorso Syihabudin, guida religiosa a Temanggung, aveva aizzato 1500 musulmani contro la locale comunità cristiana. Pene fra i 4 e i 5 mesi per alcuni complici. Le violenze scatenate da un presunto caso di blasfemia. Per la popolazione moderata il sistema giudiziario pende a favore dei musulmani. Governo e polizia impotenti di fronte ai gruppi estremisti.
Jakarta (AsiaNews) – La popolazione indonesiana moderata è sotto shock, per la lieve condanna a un anno di reclusione di Syihabudin, l’imam responsabile degli attacchi contro i cristiani avvenuti lo scorso 8 febbraio a Temanggung (Central Java). Sui giornali indonesiani in lingua inglese diversi lettori hanno criticato la sentenza, che potrebbe essere ridotta, tenendo conto dei mesi già scontati dal leader religioso. Altre 25 persone, sospettate di coinvolgimento, sono state processate e condannate a pene variabili fra i 4 e i 5 mesi.
“L’indipendenza della corte indonesiana non è in discussione – afferma un lettore - tuttavia nessuno condanna quei giudici che non rispettano i valori della Pancasilla (i cinque principi ispiratori dello Stato, che garantiscono libertà religiosa e giustizia sociale per tutti, ndr) e non tengono conto dell’uguaglianza di tutti i cittadini”. Un altro cittadino sottolinea: “Syihabuddin ha ottenuto solo un anno di carcere. Chi dice che il sistema è sbilanciato a favore di musulmani?”.
Lo scorso 8 febbraio Syihabudin ha aizzato una folla di 1500 islamici per protestare contro la condanna a cinque anni di carcere per blasfemia di Antonius Richmond Bawengan, un cristiano nativo di Manado (North Sulawesi), che meritava la pena di morte. In poche ore migliaia di estremisti guidati da Syihabudin hanno distrutto tre chiese cattoliche, un orfanotrofio e un chiesa protestante (cfr. AsiaNews 08/02/2011 Java Centrale: migliaia di musulmani attaccano tre chiese, un orfanotrofio e un centro cristiano). Giunte in numero ridotto, le forze di polizia non sono riuscite a placare la folla, che ha picchiato e ferito diversi cristiani.
Theophilus Bela, attivista e promotore del dialogo interreligioso, sottolinea che “nonostante l’Indonesia consenta la libertà religiosa, il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e le forze di polizia ‘dormono’ quando si tratta di difendere le minoranze da attacchi di estremisti islamici”. Secondo lui, il governo e la forze di sicurezza non hanno mostrato finora gesti abbastanza severi per smantellare i gruppi islamici che promuovono slogan e commettono violenze contro cristiani.”I disordini avvenuti a Temanggung – afferma - sono un chiaro esempio di come il governo indonesiano sia impotente di fronte a questi gruppi radicali”.
Bela aggiunge inoltre che la lieve condanna a Syihabuddin dimostra la fragilità del sistema giudiziario, che ormai teme le pressioni dei gruppi sociali più forti.
“L’indipendenza della corte indonesiana non è in discussione – afferma un lettore - tuttavia nessuno condanna quei giudici che non rispettano i valori della Pancasilla (i cinque principi ispiratori dello Stato, che garantiscono libertà religiosa e giustizia sociale per tutti, ndr) e non tengono conto dell’uguaglianza di tutti i cittadini”. Un altro cittadino sottolinea: “Syihabuddin ha ottenuto solo un anno di carcere. Chi dice che il sistema è sbilanciato a favore di musulmani?”.
Lo scorso 8 febbraio Syihabudin ha aizzato una folla di 1500 islamici per protestare contro la condanna a cinque anni di carcere per blasfemia di Antonius Richmond Bawengan, un cristiano nativo di Manado (North Sulawesi), che meritava la pena di morte. In poche ore migliaia di estremisti guidati da Syihabudin hanno distrutto tre chiese cattoliche, un orfanotrofio e un chiesa protestante (cfr. AsiaNews 08/02/2011 Java Centrale: migliaia di musulmani attaccano tre chiese, un orfanotrofio e un centro cristiano). Giunte in numero ridotto, le forze di polizia non sono riuscite a placare la folla, che ha picchiato e ferito diversi cristiani.
Theophilus Bela, attivista e promotore del dialogo interreligioso, sottolinea che “nonostante l’Indonesia consenta la libertà religiosa, il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e le forze di polizia ‘dormono’ quando si tratta di difendere le minoranze da attacchi di estremisti islamici”. Secondo lui, il governo e la forze di sicurezza non hanno mostrato finora gesti abbastanza severi per smantellare i gruppi islamici che promuovono slogan e commettono violenze contro cristiani.”I disordini avvenuti a Temanggung – afferma - sono un chiaro esempio di come il governo indonesiano sia impotente di fronte a questi gruppi radicali”.
Bela aggiunge inoltre che la lieve condanna a Syihabuddin dimostra la fragilità del sistema giudiziario, che ormai teme le pressioni dei gruppi sociali più forti.
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