Centinaia di migliaia di libanesi insieme per ricordare l’assassinio di Hariri
Beirut (AsiaNews/Agenzie) – Questa mattina centinaia di migliaia di persone hanno riempito la Piazza dei martiri, nel centro di Beirut, per commemorare il quarto anniversario della morte di Rafic Hariri, l’ex premier libanese ucciso con altre 22 persone il 14 febbraio 2005.
La manifestazione precede di pochi giorni l’inizio dei lavori del tribunale internazionale – la prima udienza è in programma il primo marzo – chiamato a giudicare mandanti ed esecutori dell’omicidio. Esso dovrà anche individuare gli autori di una serie di attacchi verso esponenti politici e dell’informazione, che hanno caratterizzato la storia recente del Paese. Finora sono stati arrestate sette persone, sospettate di aver avuto un ruolo attivo nella morte di Hariri. Tra questi vi sono quattro generali dell’esercito e membri dei servizi segreti, incluso l’ex capo della sicurezza libanese. Il governo siriano è stato chiamato in causa quale mandante dell’omicidio, ma ha sempre respinto ogni addebito.
Durante la manifestazione di oggi è intervenuto Saad Hariri, figlio del premier assassinato, che ne ha raccolto l’eredità politica. Per l’omicidio del padre egli ha fin dall’inizio accusato il governo siriano, rivendicato una piena indipendenza del Paese dall’influenza di Damasco. Nel suo discorso, Saad ha celebrato le elezioni del prossimo 7 giugno “come una opportunità di libera scelta” per il futuro del Paese, ha auspicato che il “linguaggio del dialogo nazionale” superi “tutti gli altri discorsi” e invoca “pazienza e assunzione di responsabilità” per il bene della nazione. Saad ha infine ringraziato “a nome di mio padre” tutti i presenti, ricordando che la loro testimonianza prepara il terreno in vista “del processo a carico dei suoi assassini”.
La giornata odierna è vista anche come un test in vista delle elezioni politiche del giugno 2009, che vedrà opposti l’alleanza guidata da Hezbollah – appoggiata da Siria e Iran – contro il fronte sunnita sostenuto dai governi occidentali. Nei giorni scorsi Hezbollah ha accusato la maggioranza in parlamento di sfruttare la commemorazione dell’omicidio di Hariri in vista del voto. In settimana anche il leader cristiano Michel Aoun ha sottolineato la strumentalizzazione delle celebrazioni da parte della maggioranza.
Alla vigilia delle commemorazioni il primo ministro libanese Fouad Siniora ha pubblicato una lettera aperta sui quotidiani libanesi intitolata “Il martire Rafic Hariri: la forza della presenza nel ricordo dell’assenza”. Il premier ha voluto rendere omaggio al predecessore, che nell’attività politica è stato guidato “dal senso generale di interesse per lo Stato, spirito di iniziativa e convinzioni profonde”. Siniora ha ribadito che “i valori per i quali Hariri si è battuto continueranno a ispirare i libanesi e gli arabi”.
Tarek Mitri, Ministro libanese dell’informazione, ha ricordato la nettezza di Hariri in materia di “indipendenza del Libano” e la sua lotta per edificare uno “stato moderno e unito”. In questi giorni diverse personalità religiose e politiche del Paese si sono riunite in preghiera in Piazza dei martiri. Il gran muftì Mohammad Rachid Kabbani ha guidato una delegazione di arabi sunniti e, davanti alla tomba di Hariri, ha celebrato la memoria di un “architetto” che “ha ricoperto un ruolo di primo piano nella ricostruzione del Libano e nel processo di pace”. Egli ha inoltre invitato il popolo alla mobilitazione generale in vista della commemorazione prevista per oggi. Abbas Zaki, ambasciatore palestinese, ha visitato la tomba di Hariri a nome del presidente Abu Mazen: “Rafic Hariri era un uomo di stato – ha dichiarato il diplomatico – e il suo sostegno alla causa palestinese rende immortale il suo ricordo”. Egli ha lanciato un appello “perché si faccia chiarezza” sul suo assassinio e ha esortato i cittadini a “onorare i valori patriottici e umani per i quali ha lavorato”.