31/05/2013, 00.00
MYANMAR
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Cauto ottimismo tra i cattolici kachin per l’accordo fra ribelli e governo birmano

di Francis Khoo Thwe
Ieri a Mitkyina i due fronti hanno sottoscritto un patto in sette punti, primo passo verso il cessate il fuoco definitivo. Fonti di AsiaNews parlano di gesto “importante” per la presenza di esponenti di altre minoranze e del delegato Onu; governo e militari hanno capito di non poter vincere con le armi e ora apre a un vero dialogo.

Yangon (AsiaNews) - L'accordo in sette punti fra governo birmano e rappresentanti del gruppo etnico ribelle Kachin Indipendence Organisation (Kio), raggiunto ieri a Mitkyina, capitale dell'omonimo Stato a nord del Myanmar, è "un passo importante". Tuttavia, già in passato i due fronti hanno sottoscritto documenti che poi non hanno trovato un'attuazione pratica. Fonti cattoliche di AsiaNews, appartenenti alla minoranza etnica della ex Birmania, manifestano un "cauto ottimismo" sul patto in sette punti siglato ieri; al contempo, essi aggiungono che la presenza di rappresentanti delle Nazioni Unite è un "valore aggiunto importante" per una reale applicazione pratica dell'accordo stesso.

Il patto siglato da birmani e Kachin è un primo passo verso un cessate il fuoco definitivo e il riposizionamento (sul territorio) delle forze armante di entrambi i fronti. Solo in un momento successivo dovrebbero avvenire anche colloqui di natura "politica", per dirimere tutte le controversie e dar vita a una convivenza pacifica permanente.

Dal giugno 2011, dopo 17 anni di relativa calma, sono di nuovo esplosi conflitti e tensioni fra esercito governativo e milizie ribelli Kachin, che hanno causato vittime civili e quasi 100mila sfollati. Alla tre giorni di incontri ufficiali hanno partecipato anche delegazioni di altre minoranze etniche, rappresentanti della Cina e Vijay Nambiar, inviato speciale per il Myanmar del segretario generale Onu Ban Ki-moon.

Fonti cattoliche di AsiaNews sottolineano che l'accordo raggiunto ieri "non è molto diverso" da quelli siglati in passato, e anche "i punti sono vecchi, messi sul tavolo da tempo dai Kachin". Resta però "un passo importante" perché erano presenti "altri gruppi etnici e un rappresentate delle Nazioni Unite". "La popolazione civile kachin - aggiunge - non si fida totalmente delle promesse, soprattutto quanti hanno molto sofferto in passato. Vogliono vedere fatti concreti, manca ancora la fiducia verso i birmani, ma si respira un cauto ottimismo".

Il problema legato alle minoranze etniche "resta un nodo cruciale" per una vera pacificazione del Myanmar e lo sviluppo del Paese in senso democratico. Si registra però un cambiamento rispetto al passato, come conferma la fonte: "Prima i birmani pensavano di poter eliminare, anche attraverso la guerra, la minoranza Kachin, che invece hanno sempre opposto una fiera resistenza, anche grazie alla fede cristiana dalle radici salde. Ora [i vertici governativi e militari] hanno capito che non è così - conclude - e che la questione va risolta mediante il dialogo e la mediazione, non con la violenza e la sopraffazione.

 

 

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