01/03/2013, 00.00
INDONESIA
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Carmelitano indonesiano: fede in Cristo, cura dell’anima e “ponte” nel dialogo con l’islam

P. Yohanes Indrakusuma racconta ad AsiaNews la vitalità della Chiesa indonesiana e i frutti germogliati dal lavoro dei missionari. La vocazione al sacerdozio e il desiderio di “aiutare i bisognosi nel corpo e nell’animo”. Riconversione ed evangelizzazione il compito di ogni fedele, laico e consacrato. I rapporti coi musulmani cambiano “a seconda delle zone”.

Jakarta (AsiaNews) - La vocazione al sacerdozio è nata dopo una passione giovanile per l'architettura ("volevo costruire ponti"), e poi per la medicina, frutto del desiderio profondo di "aiutare gli altri in modo gratuito". Concluse le scuole superiori i sogni di gioventù si realizzano nella scelta di dedicare la vita a Dio e al prossimo, per continuare a "costruire ponti fra persone" e "aiutare i bisognosi non solo nel corpo, ma anche nell'animo che è elemento ben più prezioso". È quanto racconta ad AsiaNews p. Yohanes Indrakusuma, sacerdote indonesiano, secondo cui è sempre più necessaria l'evangelizzazione "ad gentes" e una conversione continua, per vivere appieno il significato più profondo della fede in Cristo. In tema di annuncio, egli ricorda l'opera dei missionari europei che hanno posto le basi della fede e foriera oggi di "molti frutti".

Nato nel 1938 in una piccola cittadina di East Java da una famiglia di origine cinese, p. Yohanes Indrakusuma nel 1960 ha fatto il suo ingresso nel noviziato del carmelo e, dopo aver ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1967, ha approfondito gli studi di teologia a Roma e Parigi. Attivo in diverse aree dell'arcipelago, a metà degli anni '70 ha trascorso un periodo di eremitaggio e vita contemplativa; di recente egli ha promosso in prima persona l'apertura dell'istituto teologico e filosofico San Giovanni della Croce, inaugurato a inizio gennaio e dedicato al religioso e poeta spagnolo del XVI secolo, riformatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. Un centro che, secondo le intenzioni dei promotori, saprà formare "sacerdoti, religiosi e laici attivi nella pastorale".

Per il sacerdote indonesiano è fondamentale promuovere la "ri-evangelizzazione" dei cristiani e l'annuncio "ad gentes", perché tutti possano conoscere la Parola di Dio e il messaggio di salvezza. Nel primo caso, egli racconta di molti seminari, incontri di preghiera, messe e ritiri spirituali ai quali partecipano centinaia di fedeli. A queste iniziative aderiscono moltissimi laici, sempre più attivi in seno alla Chiesa indonesiana, per la formazione spirituale e le meditazioni sul Vangelo. "Ai nostri incontri - aggiunge p. Yohanes - partecipano molti protestanti e, a volte, anche i non cristiani". Alla continua conversione personale, il sacerdote carmelitano unisce il compito missionario. "In molte parti dell'Indonesia - racconta - si registrano conversioni alla Chiesa cattolica, il cui numero [ad oggi sono il 3% circa, per un totale di 7 milioni nel Paese musulmano più popoloso al mondo] è in continua crescita". Nell'opera di annuncio è importante "il contributo dei laici" e programmi di evangelizzazione specifici, perché "vi sono ancora oggi molte aree tribali che non sono state raggiunte dal Vangelo". "Questo è un punto - aggiunge - sul quale bisogna insistere, perché fornisce risultati promettenti in diverse zone dell'Indonesia".

Vi è poi il tema della libertà religiosa e dei rapporti con l'islam, che il 75enne sacerdote religioso conosce bene perché studiati e vissuti a lungo. Esistono fenomeni di "persecuzione anticristiana", racconta p. Yohanes, ma "la realtà in Indonesia è varia e cambia da zona a zona". Il radicalismo e le violenze sono maggiori in aree quali Aceh, North Sumatra, Padang e West Java, mentre a Papua, Flores, Timor e West Kalimantan la situazione è di gran lunga migliore, anche perché vi è una nutrita presenza di cattolici e protestanti. Tuttavia, aggiunge, "non tutti i musulmani sono fanatici", e "se all'inizio si incontrano difficoltà con i gruppi estremisti, in generale la popolazione [anche musulmana] ha un approccio amichevole". A titolo di esempio, egli racconta di "un giorno in cui un gruppo fondamentalista voleva creare problemi al nostro centro, ma gli abitanti sono intervenuti" prendendo le difese dei cristiani.

Negli ultimi anni la minoranza religiosa ha acquisito una crescente visibilità e rappresentatività anche dal punto di vista politico e istituzionale: il ministro della difesa è cattolico, il vice-governatore di Jakarta è un protestante di origine cinese, il governatore di West Kalimantan è cattolico e il vice protestante, così come il governatore di North Celebes. "Siamo grati ai missionari - conclude il sacerdote - in particolare gli europei, che sono venuti in Indonesia a portare la Buona Novella di Gesù Cristo. Ora, in un momento di forte secolarismo, invitiamo voi europei a venire in Indonesia e scoprire i semi della fede che i missionari hanno piantato [in passato], e i frutti che oggi ne derivano".(DS)

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