19/03/2007, 00.00
SRI LANKA
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Caritas: l’escalation della guerra causa un disastro umanitario

La ripresa della guerra ha già causato oltre 200 mila sfollati, privi di riparo, cibo e di ogni cosa. La Caritas, attiva per dare loro sostegno fisico e morale, teme un rapido peggioramento della situazione. Un sacerdote racconta l’opera della Caritas nel Paese in guerra e dopo lo tsunami.

Colombo (AsiaNews) – La Caritas teme un disastro umanitario nello Sri Lanka, ora che gli scontri tra ribelli ed esercito hanno costretto oltre 200 mila persone nel nord e nordest del Paese a fuggire via dalle case. Il direttore della Caritas nel Paese parla della grave situazione e della loro opera.

Nelle  ultime 2 settimane circa 50 mila persone hanno trovato riparo nella città di Batticaloa e altre 40 mila sono fuggite dalla zona di guerra a quella controllata dal governo. La Caritas fornisce cibo cucinato e a lunga conservazione, coperte, ripari e altri generi essenziali agli sfollati a Batticaloa, nella penisola di Jaffna e nella zona Valuthayam-Mannar e sta facendo scorte di questi generi nel timore che il conflitto peggiori.

La Caritas Internationalis (che raccoglie oltre 162 gruppi cattolici di aiuto attivi in oltre 200 Paesi) sollecita le parti in conflitto a riprendere i negoziati e chiede alla comunità internazionale di intervenire per favorire un accordo. La guerra, in corso da 25 anni, ha causato almeno 70 mila morti, soprattutto civili.

Padre Damian Fernando, direttore della Caritas nello Sri Lanka, osserva che “la situazione è molto mutevole. Può accadere qualsiasi cosa. Il governo ha lanciato un’offensiva per giungere a una soluzione militare del conflitto e la guerra è ripresa”. Ma già in precedenza il governo ha applicato la legge per la Prevenzione del Terrorismo “contro chi parla in favore della pace. Persone sono state arrestate per questo e possono rimanere in prigione per un tempo indeterminato, anche per anni”.

Nel Paese – prosegue padre Damian – “sono attivi vari gruppi paramilitari e gli omicidi e le sparizioni sono in aumento. Alcuni omicidi hanno ragioni politiche e avvengono anche nella capitale Colombo, ma possono colpire chiunque”.

Ora “l’esercito è avanzato ad oriente e ha occupato alcune zone già controllate dai ribelli intorno a Batticaloa. Così da Batticaloa nelle ultime 2 settimane sono fuggite 10 mila famiglie, circa 50 mila persone. Forniamo loro cibo, rifugi d’emergenza e sostegno”.

In questa situazione “la Caritas è considerata neutrale sia dal governo che dai ribelli. Noi siamo là perché la Chiesa è là e continuiamo ad aiutare la popolazione. Al nord, nella penisola di Jaffna portiamo aiuto a chi ha perso la casa a causa del conflitto. Molte persone vivono nei campi profughi, dopo che il governo ha chiuso la zona. Ma a noi è permesso di spostarci nelle zone controllate dalle diverse parti in conflitto, perché portiamo cibo e altri aiuti a tutte le persone e diamo sostegno ed istruzione”.

Anche se è neutrale, la Caritas “lavora in modo riservato sia con il governo che con le Tigri Tamil che con il Fronte per la liberazione della popolazione buddista per aiutare la ricerca della pace. Parliamo [di pace] anche con gli altri gruppi Tamil e islamici”.

La Caritas partecipa anche alla ricostruzione dopo lo tsunami. Ma ora gli scontri hanno fatto sospendere molti progetti. “A febbraio – dice ancora padre Damian – abbiamo consegnato oltre 120 case a famiglie rimaste senza tetto per lo tsunami. Ma tutti i progetti sono stati ritardati per la scarsità e gli alti prezzi dei materiali edili”.

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