Caritas a Kabul: Angoscia, ma non panico. Continuiamo a stare accanto agli afghani
Dopo il rapimento Cantoni le Ong continuano il loro lavoro e denunciano: la criminalità nel paese è in aumento a causa della "corsa al denaro facile" innescata dall'opulenza occidentale e dagli "stipendi d'oro" dei consulenti privati.
Kabul (AsiaNews) Non si lasciano sconvolgere dal rapimento della loro collega a Kabul i vari operatori umanitari in Afghanistan. Essi continuano a lavorare per la popolazione afghana anche in condizioni di pericolo. Intanto la criminalità cresce, anche per colpa dello stile di vita degli occidentali nel paese.
Mario Ragazzi, della Caritas italiana a Kabul, racconta che lo stato d'animo tra gli operatori stranieri nella capitale afghana è diviso tra l'angoscia per la collega e la consapevolezza che il loro impegno per la popolazione deve continuare. "Sulla scia di quello che succede in Iraq egli afferma il rapimento della Cantoni ha avuto un impatto emotivo molto forte su noi operatori umanitari qui a Kabul". "Al tempo stesso continua - bisogna rimanere lucidi e pensare all'organizzazione di un lavoro che coinvolge decine di operatori e miglia di beneficiari". Ragazzi racconta che dopo una riunione in ambasciata con tutti gli italiani presenti in città, lo stato d'animo diffuso tra tutti era lo stesso. "Nel nostro lavoro spiega coesistono due dimensioni, emotiva e razionale. Esse devono rimanere separate l'una dall'altra". "Non dobbiamo farci prendere dal panico conclude - siamo in apprensione per Clementina, ma il nostro lavoro deve continuare".
L'operatore Caritas, da un anno tra i responsabili dell'organizzazione cattolica in Afghanistan, ha assicurato che "per ora non ci sono gli estremi per un'evacuazione generale". "Abbiamo analizzato la situazione con l'Agenzia di coordinamento per la sicurezza delle Ong, con la diplomazia italiana e le Nazioni Unite e la conclusione è che non ci sarà nessun tipo d'emergenza finché non capiremo con esattezza chi sono questi rapitori, cosa vogliono e se l'episodio rimarrà un fatto isolato o comporterà un escalation di violenze contro gli stranieri".
È un fatto però che la criminalità organizzata in Afghanistan è in aumento. La colpa è anche dello stile di vita degli occidentali presenti nel paese. A denunciarlo è chi la situazione la conosce nella sua più recente evoluzione: mons. Giuseppe Moretti dal 1990 al '94 unico prete cattolico del paese. "È in atto una vera e propria corsa al denaro", dice ad AsiaNews. "Tre anni fa i bambini per strada chiedevano una penna , oggi chiedono un dollaro". Secondo il sacerdote, dal 2002 superiore della Missio sui iuris dell'Afghanistan, l'aumento della microcriminalità è frutto dell'"opulenza occidentale", che porta la popolazione locale a una vera e propria "corsa al denaro facile". Mons. Moretti spiega che "parlando con gli stessi afghani l'insicurezza oggi non viene tanto dalla paura di un attentato terroristico, ma dalla diffusa microcriminalità, che si manifesta con frequenti scippi e rapine". "Si va incontro a una disparità sociale molto pericolosa e dichiara - il numero degli accattoni per strada aumenta. Prima non se ne vedevano per niente: gli afghani hanno un concetto di povertà molto 'dignitosa'".
Pur senza generalizzare, il sacerdote denuncia lo stile di vita degli occidentali presenti nel paese: "C'è bisogno dell'aiuto degli stranieri. Essi offrono anche lavoro a molte persone, ma bisogna stare attenti: supermercati pieni di prelibatezze, macchine da 50 mila euro e feste private accendono una pericolosa invidia tra la popolazione locale e creano un desiderio di emulazione che può essere soddisfatto solo arruolandosi nella criminalità organizzata". Si può portare aiuto anche senza ostentare ricchezza. A questo proposito mons. Moretti ricorda il lavoro "umile e silenzioso" delle Piccole sorelle di Gesù, da 50 anni presenti nel paese anche sotto i Talebani.
Anche Mario Ragazzi denuncia meccanismi che causano nella popolazione locale un senso di frustrazione e scontento verso le promesse delle grandi organizzazioni occidentali. L'operatore punta il dito sul sistema dei consulenti privati, con stipendi da mille euro al giorno, "pari a quello di circa 150 insegnanti". "I governi occidentali, l'Agenzia multinazionale o le banche internazionali di sviluppo spiega - finanziano lo stipendio di questi consulenti, che vengono inseriti all'interno di un ministero per la formazione del personale locale, con 'stipendi d'oro'". "È un sistema dagli effetti dubbi perché comporta un drenaggio di fondi che potrebbero essere meglio canalizzati allo sviluppo del paese e questo la popolazione locale lo sa". (MA)