Caritas Libano: cresce il flusso disperato dei profughi siriani
Beirut (AsiaNews) - "Nei campi profughi al confine con la Siria la situazione è terribile e peggiora di giorno in giorno. Migliaia di rifugiati varcano la frontiera tentando di fuggire dall'inferno siriano. La maggior parte sono donne e bambini. La sofferenza di queste persone è enorme, ovunque si sentono lamenti di disperazione, odio, vendetta; in molti si sentono abbandonati da Dio". È quanto racconta ad AsiaNews p. Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano. Il sacerdote parla di oltre 47mila profughi che hanno trovato rifugio nella valle della Bekaa e nei campi di fortuna sul confine settentrionale fra Siria e Libano. Essi giungono soprattutto dalle provincie a maggioranza sunnita di Homs e Hama, le più colpite dalla guerra fra regime e ribelli. Da alcune settimane stanno arrivando anche molti musulmani alawiti e piccoli gruppi di cristiani provenienti da Damasco e Aleppo. Oggi, oltre 8mila persone hanno varcato il confine.
Secondo p. Faddoul la maggior parte dei rifugiati sono musulmani sunniti. Solo il 5% è cristiano.
"I nostri volontari sono sempre in allerta - racconta - perché queste persone hanno bisogno di tutto: vestiti, acqua, cibo, medicine, coperte. Per ragioni politiche il governo non autorizza la costruzione di campi profughi e ciò costringe la gente a trovare riparo in vecchie case abbandonate, baracche, tende di fortuna". Per soccorrere i rifugiati siriani, la Caritas e altre organizzazioni non governative hanno attivato vari centri di raccolta lungo la valle della Bekaa e una clinica mobile dedicata alla cura dei feriti.
Il sacerdote spiega che centinaia di volontari stranieri sono giunti in Libano per sostenere la Caritas locale, ma senza campi profughi è impossibile organizzare gli aiuti. "Chi supera il confine si dirige verso i nostri centri e pianta lì le proprie tende. In questi giorni abbiamo chiesto al governo la possibilità di aumentare almeno i nostri spazi per la di distribuzione di aiuti, per prevenire sovraffollamento e lo scoppio di epidemie".
P. Faddoul invita i Paesi occidentali a non dimenticare il popolo siriano e a premere per un immediato cessate-il-fuoco. "La situazione è ormai irreversibile. In molti temono un'escalation da cui sarà quasi impossibile uscire. Noi dobbiamo cercare di essere pronti ad ogni evenienza perché non sappiamo cosa accadrà in futuro". (S.C.)
10/09/2012