Cariche della polizia in piazza Tahrir, almeno 1000 feriti. Ma “i giovani sono la nostra speranza”
Gas lacrimogeni, proiettili di gomma e tenuta antisommossa: così le forze dell’ordine hanno represso la protesta di ieri. Le persone erano tutte familiari delle vittime della “primavera araba”. Fonti di AsiaNews: “È il risultato della frustrazione, la gente vuole giustizia”.
Il Cairo (AsiaNews) – “Questo scontro è il risultato della profonda frustrazione della gente. Nulla di quello che ci si aspettava è stato ancora fatto”. È il commento di una fonte di AsiaNews, su quanto accaduto ieri sera al Cairo. In tenuta antisommossa, la polizia ha caricato e ferito più di 1000 persone che protestavano in piazza Tahrir. Gas lacrimogeni e proiettili di gomma sono piovuti sui manifestanti, tutti familiari delle vittime della rivoluzione. È la prima volta dalla caduta di Mubarak che la polizia si schiera contro il popolo egiziano.
Le prime rappresaglie sono iniziate la sera del 28 giugno scorso, quando circa 100 persone hanno raggiunto il Nilo per ricordare 10 vittime della rivoluzione. Dopo il primo scontro, la polizia ha arrestato sette persone. Gli altri hanno raggiunto il ministero degli Interni e iniziato un sit-in, che ha raccolto quasi 6mila manifestanti, culminato ieri sera nelle nuove violenze.
La fonte di AsiaNews ricorda le oltre 10mila persone rimaste ferite durante la rivoluzione e gli 845 morti di quei giorni: “La gente sta ancora aspettando processi e condanne regolari, le famiglie avrebbero dovuto ricevere dei risarcimenti. Ma non accade nulla, solo rinvii e promesse mai mantenute. Invece le persone vogliono fatti e risultati concreti”.
Questa impasse, in parte è dovuta alla “terribile” situazione finanziaria dello Stato. Ma il vero problema è che “l’esercito è paralizzato dall’ex regime, che muovendosi dietro le quinte cerca di manipolare gli eventi, e gli stessi militari”.
Il timore è che questi scontri siano solo il prologo di una nuova ondata di violenze, fino alle prossime elezioni a settembre. Tuttavia, la fonte di AsiaNews è fiduciosa: “Lo scenario potrebbe cambiare: i giovani si stanno organizzando in un nuovo partito, e a poco a poco un’opposizione forte sta facendosi avanti contro l’esercito, i salafiti e i Fratelli musulmani”. Certo, “dovranno combattere contro i nemici della rivoluzione, che sono così tanti e potenti. Ma abbiamo ancora una speranza”.
Le prime rappresaglie sono iniziate la sera del 28 giugno scorso, quando circa 100 persone hanno raggiunto il Nilo per ricordare 10 vittime della rivoluzione. Dopo il primo scontro, la polizia ha arrestato sette persone. Gli altri hanno raggiunto il ministero degli Interni e iniziato un sit-in, che ha raccolto quasi 6mila manifestanti, culminato ieri sera nelle nuove violenze.
La fonte di AsiaNews ricorda le oltre 10mila persone rimaste ferite durante la rivoluzione e gli 845 morti di quei giorni: “La gente sta ancora aspettando processi e condanne regolari, le famiglie avrebbero dovuto ricevere dei risarcimenti. Ma non accade nulla, solo rinvii e promesse mai mantenute. Invece le persone vogliono fatti e risultati concreti”.
Questa impasse, in parte è dovuta alla “terribile” situazione finanziaria dello Stato. Ma il vero problema è che “l’esercito è paralizzato dall’ex regime, che muovendosi dietro le quinte cerca di manipolare gli eventi, e gli stessi militari”.
Il timore è che questi scontri siano solo il prologo di una nuova ondata di violenze, fino alle prossime elezioni a settembre. Tuttavia, la fonte di AsiaNews è fiduciosa: “Lo scenario potrebbe cambiare: i giovani si stanno organizzando in un nuovo partito, e a poco a poco un’opposizione forte sta facendosi avanti contro l’esercito, i salafiti e i Fratelli musulmani”. Certo, “dovranno combattere contro i nemici della rivoluzione, che sono così tanti e potenti. Ma abbiamo ancora una speranza”.
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