Card. Zen: confusione sulla Lettera del Papa ai cattolici cinesi
Hong Kong (AsiaNews) - Non è vero che la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi afferma che i vescovi della Chiesa cinese clandestina possono concelebrare con “tutti” i vescovi della Chiesa ufficiale; non è corretto sostenere che la Lettera afferma che ora non ci sono più motivi perché continui ad esistere una Chiesa clandestina o che i vescovi “clandestini” sono invitati a chiedere il riconoscimento delle autorità statali; non è vero che non ci sono più sanzioni canoniche per i vescovi illecitamente ordinati. Il cardinale di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, replica punto per punto ad un articolo di padre Jeroom Heyndrickx (comparso su UCAN del 6 luglio, la replica del cardinale è del 18 e la contro-replica del 20), che analizza la Lettera e padre Heyndrickx, direttore del Ferdinand Verbiest Institute dell'Università Cattolica di Lovanio tenta di replicare.
Il sinologo fiammingo viene definito dal card. Zen, un amante della Cina che ha “cercato di unire la comunità cattolica cinese alla Chiesa universale”, aggiungendo però di temere che “ogni sua iniziativa deve essere approvata da Liu Bainian, dell’Associazione patriottica e svolta secondo le condizioni da lui volute”. Quello stesso Liu, vicepresidente dell’AP - responsabile anche delle ordinazioni illecite di vescovi - il cui “enorme potere gli ha permesso di opprimere ed umiliare i nostri vescovi”. Su quest’ultimo punto in particolare - che toglierebbe dignità allo studioso di Lovanio - padre Heyndrickx rivendica di obbedire solo alla Chiesa e al papa, non ai dirigenti cinesi con i quali si sforza di dialogare.
All’origine del contenzioso, una lettura del documento papale da parte di padre Heyndrickx, il quale aveva sostenuto, tra l’altro, che la Lettera incoraggia gli appartenenti alla Chiesa clandestina a uscire allo scoperto, a chiedere il riconoscimento da parte delle autorità civili ed a concelebrare insieme con esponenti della Chiesa ufficiale.
Il cardinale Zen replica che tutto questo nel documento non c'è: in particolare non è vero che i vescovi della Chiesa cinese clandestina possono concelebrare con “tutti” i vescovi della Chiesa ufficiale, ma solo con coloro che si sono riconciliati con il Papa, perché l’unità nella celebrazione eucaristica è importante, ma senza la comunione gerarchica è una menzogna. Inoltre, “I vescovi clandestine non sono incoraggiati a chiedere la registrazione; hanno solo la facoltà e anzi la grave responsabilità di prendere ‘una decisione molto difficile’ per le loro diocesi, qualora decidano di chiedere il riconoscimento”; che la Chiesa clandestina continua ad avere la sua ragion d'essere nella volontà del governo di controllare e soggiogare la Chiesa. Per quanto infine riguarda le “sanzioni canoniche”, la Lettera, “pur mirata naturalmente all’unità della Chiesa e al dialogo richiama esplicitamente le norme canoniche”, che prevedono anche la scomunica per coloro che liberamente ordinano e si fanno ordinare vescovi senza mandato apostolico.