Card. Zen: A 20 anni da Tiananmen, Deng è morto: è tempo che cambi la dittatura cinese
Hong Kong (AsiaNews) – “É veramente triste che siano passati 20 anni [dal massacro di Tiananmen] e la tragedia non sia stata ancora riconosciuta dal governo come un errore e un crimine… Deng stesso se ne è presa la responsabilità quando nei giorni successivi al massacro si è recato in prima persona a congratularsi con i soldati. È stato lui che ha dato l’ordine. Ma ora Deng è morto da tanto tempo: è possibile che dopo tanti anni non si possa fare chiarezza e giustizia su ciò che è successo, senza aver paura di una persona morta da tempo?”. Il card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, campione di democrazia e libertà religiosa, esprime così il suo dispiacere e stupore per il rifiuto del governo cinese di ammettere l’errore di Tiananmen.
In un’intervista ad AsiaNews – che sarà pubblicata integrale nei prossimi giorni – egli afferma che l’origine di questo “rifiuto” sta nel sistema dittatoriale cinese, che è tempo di cambiare.
“[Quello cinese] è un sistema che dipende da una persona. Quella persona è stata lungimirante e intelligente in alcune cose, ma quella stessa persona non sopportava la democrazia, e si considerava un imperatore. Di recente qualcuno ha detto: ma come si fa riabilitare quel movimento [di Tiananmen]? Si dovrebbe biasimare Deng Xiaoping! Ma questo è impossibile!
Io chiedo: e perché mai non si può biasimare Deng Xiaoping? Ha fatto una cosa enorme. Anche Mao è stato biasimato a causa della Rivoluzione culturale, e perché non si potrebbe biasimare anche Deng? Bisogna assolutamente cambiare questo sistema imperiale, dittatoriale che è rimasto e che è all’origine di una tragedia cosi vasta”.
Il porporato – venti anni fa un semplice sacerdote – ricorda la partecipazione della popolazione di Hong Kong al movimento di Tiananmen e il dolore per il massacro.
“Quell’anno [il 1989] per tutto il popolo di Hong Kong è stato l’inizio di una nuova consapevolezza e sensibilità: siamo cinesi, facciamo parte di questa nazione. Fin ad allora ci sentivamo solo come gente di Hong Kong. Ma in quella occasione ci siamo sentiti veramente cinesi”.
“Io ero allora il direttore religioso della scuola salesiana di Aberdeen, superiore della comunità e il supervisore della scuola. Siccome i fatti salienti sono capitati di domenica, il lunedì seguente, quando avevamo i raduni della scuola, si parlava con le lacrime agli occhi, perché ci siamo sentiti cinesi, e abbiamo condiviso con emozione la sorte di quei giovani che hanno avuto il coraggio di venir fuori e di chiedere una riforma della patria. Ricordo che dopo il massacro ho fatto due discorsi, e poi abbiamo fatto una commemorazione per gli eroi morti in piazza e nelle vicinanze della piazza”.
“Ricordo in special modo la giornata della grande marcia di un milione di cittadini qui ad Hong Kong in cui si cantava e pregava. È stata veramente un’esperienza unica, una cosa che si ricorda per tutta la vita”.
Dall’89 in poi a Hong Kong ogni anno, il 4 giugno, si celebra una grande veglia a ricordo degli uccisi di Tiananmen. Nel Victoria Park, dove ha luogo, si radunano decine di migliaia di persone. Negli anni in cui il card. Zen è stato vescovo di Hong Kong egli ha sempre partecipato in prima persona alla veglia di preghiera che precedeva il grande raduno.
“Ricordo che qualche anno fa, durante uno di quegli incontri di preghiera, mi è stato chiesto se l’anno seguente sarei ritornato. Io ho risposto: Il prossimo anno spero che saremo qui a celebrare una vittoria, ovvero il riconoscimento del valore dei martiri di Tiananmen come eroi patriottici e dell’errore commesso da governo nel sopprimerli.
É veramente triste che siano passati 20 anni e la tragedia non sia stata ancora riconosciuta dal governo come un errore e un crimine Ma [per noi], dopo 20 niente è cambiato di quel sentire e di quel dolore per il grande ardore giovanile sciupato”.
Nei giorni scorsi il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Donald Tsang, ha affermato che il massacro di Tiananmen doveva essere “consegnato alla storia” per dimenticarlo, e ha domandato alla gente di Hong Kong di valutare anche gli “eccezionali risultati” economici raggiunti dalla Cina e da Hong Kong dopo il massacro.
Il card. Zen commenta: “Quella dichiarazione non è farina del suo sacco, è più semplicemente la linea ufficiale: sopprimendo quel movimento si è assicurata la stabilità, da lì è venuta la prosperità. Ma questa è una stupidaggine, davvero una stupidaggine. Nessuno può provare che la stabilità sia venuta dalla soppressione di quel movimento, ed ad ogni modo, nessun successo o prosperità può giustificare un uso così terribile della violenza”.