Card. Vidal: “Riflettere sui cambi costituzionali, senza scendere in piazza”
Cebu City (AsiaNews) – Il card. Ricardo Vidal e tutto il clero di Cebu da lui guidato non prenderanno parte alla marcia di protesta contro le modifiche proposte alla Costituzione filippina dai deputati vicini all’attuale presidente, Gloria Macapagal Arroyo, prevista per domenica prossima.
Fra le proposte, spicca quella di istituire un’Assemblea costituente permanente che dia un nuovo volto al processo elettorale ed alla ripartizione interna dei poteri.
In un documento pubblicato dall’arcidiocesi, il presule afferma che la Chiesa locale “ha deciso di impegnarsi in una profonda riflessione interna, ma a livello parrocchiale” su questi cambiamenti costituzionali ed ha aggiunto che “le nostre preghiere saranno rivolte al bene della nazione”.
In passato, l’arcivescovo di Cebu ha più volte invitato i fedeli a scendere in piazza per protestare contro fenomeni nocivi come l’abuso di droga e la distruzione dell’ambiente.
Questo caso, spiega il direttore dell’ufficio comunicazioni dell’arcidiocesi mons. Dakay, “è diverso. La nota del cardinale invita a non radunarsi nelle piazze, ma all’interno delle chiese, per poter discutere del problema. Bisogna interrogarsi sulla validità di una riforma, se questa è necessaria, ma bisogna anche spiegarne i contenuti alle molte persone che li ignorano”.
Alla marcia parteciperanno invece i rappresentanti delle maggiori congregazioni religiose del Paese. Secondo p. Manuel de Leon, vice presidente dell’Associazione che riunisce gli ordini religiosi, “la Costituzione è troppo importante per essere lasciata in mano ai soli politici. La Chiesa deve guidare i fedeli ed invitarli alla vigilanza delle leggi fondamentali del Paese”.
Approva l’iniziativa anche mons. Angel N. Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale filippina, che in una nota ufficiale invita “tutti i cattolici a pregare, l’unica risposta alla crisi della nostra leadership”.
Confermata anche la presenza dell’ex presidente Corazon Aquino, che si è detta oggi “oltraggiata” da quello che definisce “un tentativo dei legislatori di imporre alla nazione la loro personale visione politica”.