26/07/2006, 00.00
INDIA
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Card. Toppo: "La Chiesa indiana prega anche per chi la minaccia"

di Nirmala Carvalho

A commento dell'approvazione della nuova legge anti-conversione in Madha Pradesh, l'arcivescovo di Ranchi spiega ad AsiaNews che i cristiani indiani rispettano la legge e non si fanno intimorire dai tentativi di distruggere la loro missione.

Ranchi (AsiaNews) – L'India "ha una Costituzione che assicura e protegge la libertà di fede e di coscienza" e la Chiesa nazionale "in completa armonia ed unità con quella universale" prega affinché chi la minaccia tramite nuove leggi anti-conversione "possa essere toccato da Dio, che rivela la verità e crea la pace".

E' questo il commento del card. Telesphore P. Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, che ad AsiaNews parla dell'approvazione della nuova e più dura legge anti-conversione nello Stato centro-settentrionale del Madhya Pradesh.

"L'India – dice il porporato - ha una Costituzione che assicura e protegge la libertà di fede e di coscienza e noi, cristiani della nostra amata madre patria India, abbiamo sempre seguito e rispettato la legge. In quanto cittadini indiani, rispettosi della legge e della Costituzione, dobbiamo però portare il problema all'attenzione della Conferenza episcopale, perché è molto importante capire che questi sono tentativi volti a gettare noi cristiani nella preoccupazione e nello sconforto, oltre che miranti ad eliminare la nostra missione".

L'Assemblea dello Stato centro-settentrionale del Madhya Pradesh ha approvato ieri un controverso decreto che rende ancora più dura la Legge anti-conversione statale, in vigore dal 1968, che "previene le conversioni ottenute con la forza o con la frode". Secondo il nuovo decreto, sarà obbligatorio per chi si vuole convertire avvertire delle sue intenzioni il magistrato distrettuale tramite una dichiarazione, che deve avvenire almeno un mese prima la cerimonia: in caso contrario, sono previste multe fino a mille rupie e la galera.

Allo stesso modo, il religioso che non informa le autorità della sua intenzione di officiare la cerimonia di conversione rischia fino a 5 mila rupie di multa ed un anno di galera. Per quest'ultimo è previsto anche l'obbligo di fornire nome ed indirizzo del convertito, oltre alla data in cui intende celebrare la cerimonia.

"Noi – riprende l'arcivescovo di Ranchi - non siamo preoccupati. La Chiesa ha una tradizione ricca di duemila anni e la Chiesa in India, in completa armonia ed unità con quella universale, si rafforza da questa tradizione".

"Mentre preghiamo per la nostra Chiesa, il suo ministero e la sua testimonianza – conclude il cardinale - intercediamo anche per coloro che compongono regolamenti del genere. Preghiamo che, attraverso il nostro lavoro ed il nostro ministero, Dio possa toccare i loro cuori e che la verità possa essere loro rivelata. E che in questo modo anche nella nostra amata India si possa stabilire una società composta da giustizia e pace".

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