24/09/2004, 00.00
LIBANO - SIRIA
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Card. Sfeir: è ora che la Siria ci lasci divenire Paese sovrano

Cautela nei giornali mediorientali di fronte al ridispiegamento dei soldati siriani

Beirut (AsiaNews) - "E' venuto il tempo che il Libano possa agire come uno Stato sovrano, che gestisce i suoi affari". Di fronte alla decisione siriana di ridispiegare le sue truppe (circa 15.000 uomini) presenti in Libano, il card. Nasrallah Sfeir  patriarca dei cattolici maroniti libanesi è tornato a chiedere una reale indipendenza del suo Paese, da quasi 15 anni di fatto sottoposto ad un protettorato della Siria.

Se il patriarca mostra di voler premere su Damasco e sulla comunità internazionale, la decisione siriana sembra non convincere del tutto neppure i suoi vicini: c'è cautela da parte dei giornali israeliani, ma anche arabi. Gli uni e gli altri si chiedono soprattutto cos'è che ha spinto veramente Assad a ridispiegare le truppe in Libano, allontanandole da Beirut, e sembrano non credere che dietro allo spostamento ci sia la volontà politica di lasciar libero il Paese dei cedri.

Intervistato da Radio France International a proposito della decisione, il patriarca ha auspicato che Beirut e Damasco stabiliscano "normali rapporti diplomatici", a tuttora inesistenti in quanto la Siria si rifiuta di stabilirli, con il pretesto che i due Paesi sono "nazioni sorelle". Sfeir chiede la costituzione di un "governo di unità nazionale" per uscire dalla crisi che attanaglia il Paese. "Il Libano deve poter gestire se stesso e tornare ad essere sovrano. Il nostro interesse è avere rapporti molto buoni con la Siria, ma qual è l'interesse della Siria?". "Ciò che manca – ha detto ancora - è che i due Paesi si comportino come Stati sovrani ed uguali, scambiando missioni diplomatiche, come usa tra Paesi indipendenti e come è nel caso del Libano con tutti i Paesi arabi".

Già in passato, e molte volte, il card. Sfeir aveva chiesto l'indipendenza del suo Paese. Così, in un'occasione particolarmente solenne, quale fu la visita del Papa a Damasco, nel maggio 2001, il patriarca annullò la sua annunciata presenza all'arrivo di Giovanni Paolo II in Siria, motivandola proprio per il significato di sconfitta politica dell'indipendentismo libanese che Assad le avrebbe dato. Anche allora il card. Sfeir, alla richiesta di spiegazioni, ribadì il desiderio di tanti libanesi di mantenere "rapporti speciali" con la Siria "soprattutto perché è il Paese a noi più vicino", ma, allo stesso tempo aggiunse che "il Libano, come la Siria, deve essere in grado di gestire i propri affari interni senza alcuna egemonia o interferenza da parte di nessuno".

In Libano, intanto, un giornale, Al-Safir, si chiede se "la manovra indica l'inizio di una trattativa con gli Usa". Ma "ciò che Washington sta chiedendo alla Siria – aggiunge - abbraccia molto di più del problema libanese". Altri commentatori arabi ritengono che la mossa vorrebbe aiutare a rimuovere un pretesto per un attacco americano o israeliano contro la Siria, anche se è difficile pensare a Damasco che cede a pressioni occidentali.

Un editoriale del quotidiano degli Emirati, Akhbar al-Arab ipotiza che la Siria "ha da guadagnare con il ripiegamento dal Libano. Damasco vuole guadagnare punti utilizzando la risoluzione del Consiglio di sicurezza. Uno di questi è ristabilire rapporti sani con il Libano, che è la cosa più importante". "In secondo luogo ciò può prevenire una giustificazione israeliana o statunitense ad un attacco". Si indigna invece il saudita Al-Jazirah: "la Siria non sta occupando il Libano", si legge all'inizio di un editoriale, che sostiene che Israele potrebbe avere provocato la mossa. "La Siria ha deciso di ridispiegare le sue forze in Libano, un'iniziativa che era un tabù, venuta sulla scia di pressioni internazionali e libanesi". "In ogni caso il ridispiegamento ha coinciso con un arretramento di Israele dalle fattorie di Shabaa", sulle alture del Golan. "La Siria ha bisogno del Libano" ritiene Al-Sharq al-Awsat,  che ha sede a Londra,. "Ma, più importante, ha bisogno di gente razionale che possa proteggere i suoi rapporti con il Libano, altrettanto bene che la sua immagine internazionale".

Tra i commentatori israeliani prevalgono i sospetti verso le intenzioni siriane, con qualcuno che lancia l'ipotesi dell'operazione come parte di un piano elaborato con gli uomini di Bush. Un editoriale di Haaretz afferma che "si può avere l'impressione che Damasco ha preso la decisione di porre fine alla sua presenza militare in Libano. Ma questa impressione è prematura. La decisione siriana non va così lontano, non è irreversibile e non è certa". "La Siria non sta lasciando il controllo del Libano. Sta pensando altre misure, prese lontano dagli sguardi, per continuare a mantenere il controllo". "Anche se l'esercito siriano fosse chiaramente sulla strada che porta fuori dal Libano, sarebbe solo l'inizio di una via molto lunga". (FP)

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