Card. Gracias: Papa Francesco è pastore universale anche per l’Asia
Città del Vaticano (AsiaNews) - Papa Francesco è un pastore universale che supera i confini e saprà rinnovare le Chiese più antiche, rendendo più solide realtà giovani come la Chiesa asiatica. Il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e uno dei 115 cardinali elettori seduti in Conclave, descrive così ad AsiaNews il papa "di cui la Chiesa ha bisogno per affrontare le sfide di oggi", la cui elezione è stata "una benedizione e un motivo d'immensa gioia, per tutti noi e per tutta la Chiesa".
Il porporato, anche presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci) e della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), racconta: "Non avevo mai incontrato di persona papa Bergoglio, anche se conoscevo già bene il suo lavoro a Buenos Aires. In questi giorni passati insieme alla Domus Sanctae Marthae, anche dopo la sua elezione, mi è apparso molto semplice, ha trascorso con noi tutti i pranzi e le cene".
Dal 1998 fino alla sua elezione, papa Francesco è stato ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina. Un incarico che, nota il card. Gracias, "in un certo senso gli permette di comprendere in modo profondo la reale situazione dei cristiani in Asia", pur provenendo da una realtà diversa come quella latino-americana. Le sue origini, sottolinea, non vanno viste come "in contrasto" con la missione in Asia, perché egli è "pastore della Chiesa universale". "Il Santo Padre - spiega - viene da una grande Chiesa come quella argentina, che pur avendo solide radici deve affrontare ancora gli stessi 'problemi' di una realtà giovane come quella asiatica. La mia impressione è che egli sia assolutamente consapevole di tutte le sfide che la Chiesa, nella sua interezza, si trova ad affrontare".
Creato cardinale da Benedetto XVI, il card Gracias era al suo primo Conclave, a cui si è preparato "pregando intensamente, con la consapevolezza di avere una grande responsabilità". In questo senso, le congregazioni "sono state un momento determinante, durante il quale abbiamo discusso dei bisogni primari della Chiesa". Fondamentale, nella settimana precedente al Conclave, anche le occasioni di incontro "non ufficiali" - come le pause tra una congregazione e l'altra, o il ritrovarsi per una passeggiata intorno alla Domus Sanctae Marthae -, durante le quali "tutti hanno avuto modo di conoscersi, parlare e confrontarsi". D'altra parte, aggiunge, "sento che anche il Sinodo sulla nuova evangelizzazione voluto da Benedetto XVI ha avuto un ruolo importante nella mia preparazione, anche se avvenuto lo scorso ottobre in un momento in cui mai avremmo immaginato una rinuncia di papa Ratzinger". La proclamazione dell'Anno della fede e l'invito alla nuova evangelizzazione, infatti, "sono capisaldi da cui non si può prescindere" nella scelta del successore di Pietro.
Proprio a Benedetto XVI il cardinale ha rivolto spesso pensieri e preghiere, nelle congregazioni e nel Conclave. "La rinuncia di Benedetto XVI - rivela - mi ha fatto molto riflettere, anche in questi giorni. Egli è stato una grande guida, davvero una grande guida, e ci chiedevamo chi avrebbe potuto assumere il ministero petrino dopo un papa come lui. Abbiamo pregato con forza e quando papa Francesco è stato eletto abbiamo compreso che Dio ha risposto alle nostre domande".
Francesco, il nome scelto da papa Bergoglio, "è già un programma". Non solo per il riferimento a san Francesco d'Assisi, come lui stesso ha spiegato, ma anche per san Francesco Saverio, gesuita come lui, Apostolo delle Indie e patrono delle missioni e dell'Oriente. "Una figura - nota - che per l'India, il Giappone e la Cina ha un valore incredibile. Quando ho potuto parlargli l'ho invitato nel nostro bel continente: ho fiducia e speranza che papa Francesco verrà presto in Asia e in India".