13/02/2007, 00.00
COREA
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Card. Cheong: “Gioia e soddisfazione per il disarmo nucleare”

di Joseph Yun Li-sun
Il presule, arcivescovo di Seoul ed Amministratore apostolico di Pyongyang, commenta ad AsiaNews la firma del trattato di denuclearizzazione e ringrazia le nazioni che hanno permesso un accordo pacifico. Timore per la situazione dei profughi e per l’utilizzo degli aiuti energetici.
Seoul (AsiaNews) – La Chiesa cattolica coreana “accoglie con gioia e soddisfazione la firma dell’accordo che prevede il disarmo atomico nordcoreano” e ringrazia le nazioni che hanno contribuito “ad evitare una vera catastrofe per l’intera umanità”.
 
Lo dice ad AsiaNews l’arcivescovo di Seoul ed Amministratore apostolico di Pyongyang, card. Nicholas Cheong Jin-suk, pochi minuti dopo la firma del trattato fra le 2 Coree, Giappone, Russia, Cina e Stati Uniti, riunite a Pechino per i colloqui a 6 sul disarmo nucleare.
 
Pyongyang si è impegnata a smantellare il suo principale reattore atomico, quello di Yongbyon, in cambio di aiuti energetici. Non è ancora chiara l’entità degli aiuti, anche se fonti diplomatiche parlano di 50mila tonnellate di petrolio grezzo in cambio dello spegnimento del primo reattore. Il regime si sarebbe poi impegnato a permettere l’ingresso sul suo territorio degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica in cambio di ulteriori 950mila tonnellate.
 
Questo accordo, continua il card. Cheong, “ha evitato una catastrofe di portata inimmaginabile. Siamo soddisfatti e ringraziamo Dio per come si sono concluse le cose”. L’accordo “presenta luci ed ombre, dato che l’energia che il regime vuole in cambio dello smantellamento andrà, come prima cosa, nei serbatoi dei mezzi militari. Tuttavia, dobbiamo pensare anche alla popolazione che, seppure in maniera inferiore, ne beneficerà”.
 
Altre fonti della diocesi segnalano però che “la firma del trattato sembra un ricatto vinto dal regime. Eppure, non si può fare altro che accettarlo, dato che il programma nucleare di Kim Jong-il ha messo a rischio la penisola coreana ed il mondo intero. Infatti, se le cose fossero andate diversamente, avremmo testimoniato un conflitto nucleare che ci avrebbe distrutto”.
 
Il problema è anche di geopolitica: “In caso di guerra, i profughi del Nord avrebbero invaso la Corea del Sud. Questo è un rischio concreto con cui fare i conti anche aldilà delle minacce di Kim. Noi vogliamo accogliere i nostri fratelli che soffrono, ma non siamo pronti per farlo. Le loro condizioni economiche sono disastrose, ed un esodo di massa si trasformerebbe nella catastrofe reciproca”.
 
L’unica soluzione “è attendere la morte del dittatore e preparare i nostri vicini con un programma di aiuti economici graduali. Solo quando le economie saranno pareggiate potremo aprire senza timore i confini e riabbracciarci”.
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