Card. Cheong: "Aspettiamo con pazienza, la crisi nucleare va risolta in maniera pacifica"
Il porporato, arcivescovo di Seoul ed amministratore apostolico di Pyongyang, sottolinea ad AsiaNews che il test è stato annunciato ma che nessuno lo può confermare. Il presidente della Caritas sudcoreana, mons. Lazzaro You, aggiunge che non si deve pensare ad un blocco degli aiuti: la prossima settimana, incontro a Roma della Caritas internazionale per decidere come procedere con il Nord.
Seoul (AsiaNews) Il test nucleare nordcoreano "è stato annunciato, ma non se ne hanno ancora conferme certe" ed in questa situazione "la Chiesa coreana non può fare altro che rimanere a guardare ed aspettare con pazienza. Decideremo più avanti dei progetti di aiuto umanitario verso la popolazione del Nord". E' questo il commento sulla situazione della penisola coreana rilasciato ad AsiaNews dal card. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul ed amministratore apostolico di Pyongyang.
Il porporato, che ha concluso oggi i lavori dell'Assemblea generale dei vescovi coreani, spiega: "Noi vescovi dobbiamo cercare di mantenere la calma e la pazienza nella popolazione e fare di tutto per portare avanti il dialogo. La notizia del test è stata data, ma non se ne hanno conferme certe. Quello che sappiamo è che Pyongyang ci ha provato, ma noi non siamo sicuri del risultato".
La soluzione a questa crisi "deve essere trovata in maniera pacifica. Proprio per questo, non abbiamo ancora preso alcuna decisione fattuale. Prima, dobbiamo aspettare di capire cosa è successo in realtà e quindi procedere con prudenza".
Per la situazione dei progetti di aiuto gestiti dalla Caritas e dall'arcidiocesi di Seoul, "decideremo più avanti. Non abbiamo ancora preso alcuna decisione, rimaniamo a guardare. Per ora abbiamo detto ai fedeli di pregare il più possibile. Noi li guideremo in quello che deve essere fatto per risolvere al meglio questa questione".
Per il vescovo di Daejon e presidente della Caritas sudcoreana, mons. Lazzaro You Heung-sik, "non si deve pensare a fermare del tutto l'invio di materiale umanitario, perché la Chiesa ed il Papa ci insegnano che uno dei nostri primi compiti e doveri è aiutare i poveri, gli ammalati ed i sofferenti".
Il presule guida quello che dallo scorso giugno è divenuto in maniera ufficiale il tramite degli aiuti umanitari stanziati dalla sezione della Caritas Internazionale per la popolazione della parte nord del confine.
Ad AsiaNews sottolinea che "questo momento è molto delicato. Da parte mia, come presidente della Caritas coreana, voglio sottolineare che l'esperimento nucleare non deve fermare gli aiuti. Come dice Benedetto XVI nell'enciclica Deus Caritas Est, nostro dovere è aiutare i poveri, gli ammalati ed i sofferenti". Questo è vero in maniera particolare "in Corea del Nord, dove sono moltissime le persone che soffrono".
Il vescovo racconta che "in questi giorni, nonostante la crisi, abbiamo avuto diversi contatti con la Corea del Nord. Il nostro rappresentante, p. Paul Jeremiah Hwang Yong-yeon, direttore della Caritas sudcoreana, è andato nel Paese con una delegazione composta da altri sei membri per vedere come poter aiutare in maniera più pratica la popolazione. L'ho incontrato questa mattina e mi ha detto che sono stati accolti, aldilà della politica, a braccia aperte. Anche loro riconoscono il nostro impegno".
"La settimana prossima continua mons. You - ci sarà un incontro a Roma della Caritas Internationalis per decidere come gestire gli aiuti alla Corea del Nord. Aspettiamo quella data per avere una linea più precisa".
Il presule conclude dicendo che "il messaggio della Chiesa e dei suoi fedeli, questa volta, deve essere rivolto al Cielo: ogni giorno mi chiedo come posso aiutare una delle popolazioni che più soffre al mondo. Sono stato lì a fine maggio e conosco bene la situazione: soffrono veramente troppo. Preghiamo per la fine delle loro sofferenze. Per il resto, facciamo il possibile per aiutarli".