16/10/2008, 00.00
VIETNAM
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Carcere per il giornalista vietnamita che ha denunciato lo scandalo di regime

di Thuy Dung
Quattro imputati ad un processo durato meno di due giorni e che riguardava tangenti per coprire la vicenda PMU 18. Chi si è difeso ha avuto le condanne più dure.
Hanoi (AsiaNews) – Due anni di carcere per un giornalista, un anno per un colonnello della Polizia investigativa, arresti domiciliari per un altro giornalista, ammonimento per l’ex capo della Investigativa. Si è concluso così, dopo un processo durato meno di due giorni, il procedimento che ha visto sul banco degli accusati (nella foto) coloro che hanno tentato di approfondire le denunce per il più grave scandalo che ha mai coinvolto il regime vietnamita.
 
Lo scandalo riguarda il Project Management Unit 18, detto PMU18, con milioni di dollari destinati alla costruzione di infrastrutture, in particolare strade e ponti, finiti soprattutto in scommesse sulle partite dei campionati di calcio europei, ma anche nell’acquisto di auto di lusso e mantenimento di amanti e prostitute. La vicenda, scoppiata nel 2006, ha coinvolto dirigenti statali ed esponenti di primo piano del Partito. Il ministro dei trasporti si dimise ed il viceministro fu condannato a 18 mesi di carcere.
 
Ma, mentre il regime reagiva, impegnandosi a mettere sotto silenzio la vicenda – assoluzioni in nuovi processi e reintegro per gli espulsi dal Partito – i due giornalisti denunciavano che “altri” 40 dirigenti avevano preso e dato tangenti per insabbiare tutto. Tra quegli “altri”, si sussurrò, c’erano personalità politiche di ancora maggior rilievo. Ed è arrivato il processo.
 
Il procedimento ed il resoconto che ne dà l’ufficiale VNA hanno tutte le caratteristiche della scenografia stalinista. Così, “tutti e quattro gli imputati hanno detto che le loro trasgressioni sono stati errori professionali ed hanno chiesto la clemenza della corte”. Il processo, inoltre, “ha accennato alle responsabilità” dei direttori dei giornali sui quali “gli ex reporter hanno pubblicato le notizie errate”. La prima affermazione non è vera, la seconda è palesemente una minaccia.
 
In realtà, il giornalista Nguyen Viet Chien, 56 anni, ha contestato tutte le accuse, in particolare quella di “aver abusato delle libertà democratiche per contravvenire agli interessi dello Stato”. “Nella mia coscienza di giornalista – ha detto – posso dire di non aver avuto altro obiettivo che esporre le malefatte e la corruzione aggressiva”. “Quando PMU 18 fu scoperto – ha aggiunto – l’intero sistema politico di questo Paese fu al centro della vicenda”. E’ stato condannato a due anni di carcere. L’altro giornalista, Nguyen Van Hai, 33 anni, ha ammesso alcuni errori – ed ha avuto gli arresti domiciliari –, il colonnello Dinh Van Huynh il primo giorno si è difeso e il secondo ha taciuto – un anno di prigione – mentre l’ex capo della Investigativa, Pham Xuan Quac, non ha parlato mai, ed è stato “ammonito”.
 
 
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