06/02/2013, 00.00
INDONESIA
Invia ad un amico

Capodanno cinese: in Indonesia è scontro fra musulmani moderati e islamisti

di Mathias Hariyadi
Infuria la polemica attorno ai festeggiamenti: per gli estremisti è una ricorrenza buddista, non islamica e non va celebrata. Per i moderati è parte della tradizione, della cultura e del calendario nazionale. Accuse al presidente Yudhoyono: non ha saputo tutelare le minoranze e ha permesso la deriva fondamentalista.

Jakarta (AsiaNews) - Alla vigilia del Capodanno cinese, meglio conosciuto in Indonesia col nome di "Imlek", infuria la polemica fra leader musulmani moderati e la frangia estremista islamica. Se i primi, infatti, ritengono del tutto naturale e legittimo festeggiare l'arrivo del Nuovo Anno lunare - il 10 febbraio, sotto il segno del serpente - i secondi ritengono tale pratica fuorviante, o più semplicemente "non islamica, ma buddista" e per questo da bandire. Resta il fatto che per la maggior parte della popolazione rimane una "grande celebrazione", durante la quale le famiglie si riuniscono approfittando della chiusura di scuole, fabbriche e uffici.

A innescare la polemica, le prese di posizione di alcuni imam radicali a Solo e Surakarta, nello Java centrale, contro il capodanno cinese. In prima fila nella battaglia anti-Imlek vi è Zainal Arifin, capo del Consiglio indonesiano degli ulema (Mui) di Surakarta, secondo cui la festa non è degna di essere celebrata perché "non è islamica, ma più che altro buddista". La sua opinione è condivisa da diversi imam radicali, intenti a montare una campagna contro celebrazioni e ricorrenze che non siano di stretta tradizione coranica.

Diverso, invece, il parere di molti leader religiosi moderati secondo i quali è "lecito e comprensibile" che anche i musulmani vogliano salutare l'inizio dell'anno del serpente. Inoltre, si tratterebbe non solo di una festività religiosa ma anche e soprattutto, almeno per l'Indonesia, di un evento "culturale" che prevede balli, canti e spettacoli fra cui la tradizionale "danza del Dragone". Kiai Hajj Abdul Muhaimin, presidente del Forum per il dialogo interreligioso di Yogyakarta, conferma che i musulmani sono "legittimati a celebrare" l'Imlek. In molti puntano anche il dito contro il presidente Susilo Bambang Yudhoyono, incapace di tutelare la cultura e i riti delle minoranze, parte integrante della nazione.

Per molti anni la comunità cinese non ha potuto festeggiare la ricorrenza: nel 1967, infatti, l'ex presidente gen. Suharto - con il decreto Inpres Number 14/1967 - ha emanato una legge che proibiva "ogni pratica culturale cinese" in tutto il territorio. Una direttiva conseguenza dell'attentato in cui erano morti sette alti ufficiali dell'esercito il 30 settembre del 1965 e attribuito al Partito comunista indonesiano (Pki). Essa ha così cancellato per decenni oggetti, spettacoli, celebrazioni ed eventi riconducibili alla tradizione cinese, fra cui i festeggiamenti per il nuovo anno lunare, "Imlek" o "sincia". 

Nel 2000, con una decisione coraggiosa e sorprendente, il presidente riformista Abdurrahman Wahid "Gus Dur" abroga la legge e concede ai discendenti cinesi di celebrare le feste, riportando alla luce costumi e riti legati alla tradizione. Da quel momento l'Indonesia ha registrato una crescita esponenziale nello studio del mandarino, la lingua cinese, e delle danze tradizionali fra cui quella del dragone. Da tre anni l'Imlek è anche considerato festa nazionale a tutti gli effetti. 

 

 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il Serpente “traina” l’economia: salgono i dati sul commercio estero in Cina
08/02/2013
Cina, l’Anno del Serpente porta “grandi sconvolgimenti” e il solito caos nei trasporti
06/02/2013
Capodanno in Corea: Pyongyang vuole festeggiare con un nuovo test atomico
06/02/2013
Il Serpente traina i consumi cinesi, nelle feste + 15% per gioielli, cibo e vestiti
16/02/2013
Addio Anno della Pecora, pieno di conflitti e persecuzioni
21/01/2004


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”