Capitali e città dell’Asia, le più inquinate al mondo
Secondo uno studio dell’Oms, Ulan Bator, New Delhi, Islamabad e Pechino ai primi 10 posti della classifica. Fra le cause: l’industrializzazione selvaggia, l’uso di risorse inquinanti come il carbone. Il dato di PM10 più alto registrato a Ahvaz, nel sud-ovest dell’Iran, con 372 mcg. Ogni anno muoiono 1.3 milioni di persone per malattie respiratorie.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Asia e Medio oriente vantano un triste primato: il maggior numero di capitali e città con il peggior livello di inquinamento dell’aria. È quanto emerge da una ricerca diffusa nei giorni scorsi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui Iran, India, Pakistan, Cina e Mongolia sono le nazioni che destano maggiore preoccupazione. A causare il picco delle Pm10 – particelle microscopiche nell’atmosfera, il cui diametro aerodinamico è uguale o inferiore a 10 µm, ovvero 10 millesimi di millimetro – l’industrializzazione selvaggia e l’uso diffuso di risorse energetiche come il carbone, che ha impatti devastanti sull’ambiente.
La lista è stata stilata in base ai dati ufficiali pubblicati, negli scorsi anni, dai governi nazionali. La città iraniana di Ahvaz – 1,3 milioni di abitanti, nel sud-ovest del Paese – ha registrato il livello più elevato di PM10 al mondo, su un totale di oltre mille oggetto dello studio. Secondo i dati, Ahvaz registra in media un valore di 372 microgrammi per metro cubo; il livello è frutto della massiccia industrializzazione e dell’uso di veicoli e mezzi a motore con un altissimo impatto ambientale.
Per gli esperti dell’Oms, il livello di PM10 non dovrebbe superare i 20 microgrammi per metro cubo. L’inquinamento atmosferico – tra cui diossido di zolfo e diossido di azoto – può portare a seri danni respiratori nell’uomo e provocherebbe la morte di almeno 1,3 milioni di persone all’anno, molte delle quali colpite da cancro ai polmoni.
Fra le capitali Ulan Bator, in Mongolia, è la più inquinata al mondo con un livello di PM10 pari a 279 mcg (nella foto); il dato è frutto dell’elevato uso di carboni fossili e legname per produrre energia. Seguono New Delhi, Islamabad, Riyadh, Dhaka e Kuwait City.
Nonostante la campagna anti-smog promossa nel 2008 in occasione delle Olimpiadi, anche Pechino registra tuttora un alto tasso di inquinamento atmosferico, classificandosi al 10mo posto nella lista delle capitali con il peggior livello di aria. Ma Yongliang, della Tsinghua University, sottolinea il divario fra Pechino e le altre capitali della terra: “abbiamo fatto progressi – conferma – ma resta ancora molto da fare”.
La lista è stata stilata in base ai dati ufficiali pubblicati, negli scorsi anni, dai governi nazionali. La città iraniana di Ahvaz – 1,3 milioni di abitanti, nel sud-ovest del Paese – ha registrato il livello più elevato di PM10 al mondo, su un totale di oltre mille oggetto dello studio. Secondo i dati, Ahvaz registra in media un valore di 372 microgrammi per metro cubo; il livello è frutto della massiccia industrializzazione e dell’uso di veicoli e mezzi a motore con un altissimo impatto ambientale.
Per gli esperti dell’Oms, il livello di PM10 non dovrebbe superare i 20 microgrammi per metro cubo. L’inquinamento atmosferico – tra cui diossido di zolfo e diossido di azoto – può portare a seri danni respiratori nell’uomo e provocherebbe la morte di almeno 1,3 milioni di persone all’anno, molte delle quali colpite da cancro ai polmoni.
Fra le capitali Ulan Bator, in Mongolia, è la più inquinata al mondo con un livello di PM10 pari a 279 mcg (nella foto); il dato è frutto dell’elevato uso di carboni fossili e legname per produrre energia. Seguono New Delhi, Islamabad, Riyadh, Dhaka e Kuwait City.
Nonostante la campagna anti-smog promossa nel 2008 in occasione delle Olimpiadi, anche Pechino registra tuttora un alto tasso di inquinamento atmosferico, classificandosi al 10mo posto nella lista delle capitali con il peggior livello di aria. Ma Yongliang, della Tsinghua University, sottolinea il divario fra Pechino e le altre capitali della terra: “abbiamo fatto progressi – conferma – ma resta ancora molto da fare”.
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