Canberra soccorre oltre 200 profughi salpati dalle coste indonesiane
Jakarta (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità di Canberra hanno soccorso oltre 200 profughi, partiti dalle coste indonesiane in cerca di un rifugio e asilo politico sul territorio australiano. È quanto confermano fonti ufficiali del Paese, secondo cui le navi stanno affrontando una vera e propria emergenza nel tentativo di contenere l'ondata di boat-people. Per completare in tempo le operazioni di recupero i mezzi della marina hanno dovuto spingere al massimo i motori, riuscendo infine a recuperare circa 211 persone che vagavano nei pressi dell'isola di Natale, in acque indonesiane, attraverso una rotta utilizzata per raggiungere - non senza enormi rischi - le coste dell'Australia.
Chris Bowen, ministro australiano dell'Immigrazione, conferma che "l'imbarcazione è stata soccorsa dalla marina dell'Australia" perché aveva incontrato "enormi difficoltà". Quello di oggi sarebbe la più vasta operazione di recupero, per numero di persone contenute a bordo di un unico mezzo. Finora sarebbero almeno 7mila i boat-people capaci di raggiungere nel 2012 le coste dell'Australia, per un totale di 108 imbarcazioni. Un numero già sin d'ora superiore al record registrato nel 2010 con 6.555 sbarchi; lo scorso anno sono arrivati 4.565 profughi.
Fra le nazionalità presenti a bordo, secondo il ministro di Canberra, vi sarebbero cittadini dello Sri Lanka, dell'Iran, Afghanistan e Pakistan.
Intanto divampa la polemica in Australia sui mezzi usati per soccorrere i profughi. A bordo sarebbero emersi danni e fratture vicino al motore e nella plancia. Non è da escludere che le autorità aprano un'inchiesta e sia dato l'ordine di verificare tutte e 14 le imbarcazioni facenti parte della flotta.
Le acque che separano l'Indonesia dall'isola di Natale sono una rotta assai battuta da profughi e richiedenti asilo politico, che transitano attraverso l'Indonesia e con l'aiuto di trafficanti privi di scrupoli cercano di arrivare con ogni mezzo in Australia. Il continente è una meta ambita per persone comuni, perseguitati, prigionieri politici in fuga da aree povere o teatro di guerra. Le barche utilizzate per il trasporto sono però inadeguate, sovraffollate e in condizioni pessime tanto da metterne a rischio la navigazione. Nel dicembre 2010 a largo dell'isola sono morte 50 persone nell'affondamento del loro battello.