Calo delle esportazioni verso gli Usa, mossa punitiva contro i maoisti nepalesi
Il settore del vestiario, maggiore fonte di entrate per il Paese negli scambi commerciali con l'estero, registra una drastica diminuzione. Si teme per la sussistenza di 50mila lavoratori. Analisti: iniziativa contro il governo, che vuole includere i maoisti senza disarmarli.
Kathmandu (AsiaNews) Gli Stati Uniti diminuiscono "drasticamente" le importazioni di prodotti di vestiario del Nepal. Nel Paese asiatico se ne temono le ripercussioni su lavoratori del settore, mentre analisti notano che si potrebbe trattare di una misura punitiva verso Kathmandu, disposta a fare entrare nel governo provvisorio i ribelli maoisti, senza averli prima disarmati.
Secondo le statistiche dell'Associazione vestiario del Nepal, le esportazioni di prodotti d'abbigliamento e vestiario verso gli Usa a luglio sono scese del 17% rispetto allo stesso periodo del 2005. Quest'anno l'Associazione ha esportato merce per il valore di appena 3,90 milioni di dollari, rispetto ai 4,67 milioni di dollari del luglio scorso. Gli Stati Uniti sono il più grande importatore di vestiario dal Nepal, e nei commerci con l'estero il settore rappresenta una delle maggiori fonti di guadagno per il Paese.
Gli esportatori nepalesi avvertono che questo declino minaccia la vita di 50 mila lavoratori specializzati e che non avrebbero nessun altro mezzo di sostentamento.
Secondo alcuni analisti politici il principale motivo che spiega il fenomeno è l'avversione degli Usa alla possibilità che il governo incorpori i maoisti senza assicurarne il disarmo. Il mese scorso l'inviato americano in Nepal, James Moiarty, aveva invitato Kathmandu alla cautela. Egli ha poi avvertito che senza un disarmo preventivo dei maoisti, gli Usa taglieranno i loro aiuti al Paese. L'inviato ha fatto intendere tra le righe che Washington considera i maoisti ancora dei terroristi e non approverà mai la loro partecipazione armata al governo.
Ramekbal Choudhary, analista politico e sociologo, spiega ad AsiaNews che il calo di luglio delle esportazioni di vestiario agli Usa è un "chiaro segnale che questi ultimi non appoggiano la presenza dei maoisti al governo, finché armati". Avverte poi che "se non si prende in seria considerazione l'ammonimento degli Stati Uniti, potrebbero seguire altre misure punitive".