Calma apparente al Cairo. Polizia pronta al blitz contro i sostenitori pro-Morsi
Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - Le forze di sicurezza egiziane non hanno (per ora) ancora avviato le operazioni per disperdere i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi dalle piazze della capitale. Secondo alcune fonti militari, il blitz per lo sgombero guidato dall'esercito sarebbe dovuto iniziare all'alba. Come anticipato nelle scorse ore da membri della sicurezza e da un funzionario governativo, obiettivo del blitz due sit-in organizzati dai Fratelli Musulmani - il Partito islamista vicino all'ex capo di Stato - in due zone nevralgiche del Cairo.
In città sembra regnare un'atmosfera di calma apparente, ma la situazione potrebbe precipitare già nel tardo pomeriggio con un numero crescente di sostenitori di Morsi che hanno deciso di scendere in piazza in risposta all'appello della Fratellanza. Nel frattempo il ministro egiziano degli Esteri Nabil Fahmi si rivolge alla comunità internazionale, invitandola ad "avere fiducia" nel nuovo governo che sarà in grado di "ripristinare l'ordine e rilanciare l'economia".
Dalla destituzione di Mohammed Morsi - primo presidente democraticamente eletto - avvenuta il 3 luglio scorso, in Egitto sono morte almeno 300 persone nelle violenze di piazza. Fra le vittime anche dozzine di sostenitori dell'ex capo di Stato, uccisi dalle Forze di polizia in due diversi episodi.
Da tempo il Paese è attraversato da una gravissima crisi economica e politica, esplosa in tutta la sua gravità nel 2011 delle rivolte che hanno messo la parola fine al dominio autoritario e trentennale del presidente Hosni Mubarak, sostenuto dagli Stati Uniti. Da quel momento la nazione araba di 84 milioni di abitanti è spaccata in due fazioni - islamisti e non - che hanno polarizzato la vita sociale e istituzionale dello Stato.
In Occidente si guarda con estrema preoccupazione alle vicende egiziane, situato a cavallo del Canale di Suez e che riceve fino a 1,5 miliardi di dollari l'anno in aiuti, soprattutto di natura militare, dagli Stati Uniti. Diplomatici statunitensi, europei e dei Paesi arabi - assieme a funzionari del Cairo - cercano in tutti i modi di invitare l'esercito alla calma e ad astenersi dall'uso della forza; il timore è che possa divampare una crisi dalle proporzioni devastanti che potrebbe sfociare persino in una sanguinosa guerra civile. Il 7 agosto, il premier ad interim Beblawi ha annunciato il fallimento dei negoziati diplomatici promossi dall'Occidente, lanciando un ultimo appello ai Fratelli musulmani di lasciare la piazza e tornare alle proprie case.