Calma apparente ad Hyderabad dopo l’attentato alla moschea
Hyderabad (AsiaNews) – Rimane teso il clima ad Hyderabad dopo il violento attentato di ieri alla Mecca Masjid, la storica moschea della città. Il bilancio delle vittime dell’esplosione e degli scontri seguiti è intanto salito a 14: 10 persone sono morte nella deflagrazione, 4 sono decedute in seguito all’intervento della polizia per sedare la protesta della comunità musulmana locale.
Ancora nessuna rivendicazione e poche le ipotesi sulla matrice dell’attacco. La polizia, che conferma la pista “attentato”, parla di un ordigno “potente e sofisticato”, azionato con un telefono cellulare, ma non fornisce ulteriori dettagli. Analisti e quotidiani locali ipotizzano la mano del Simi (Movimento degli studenti islamici dell'India, un gruppo simile ai talebani ndr), coadiuvato da gruppi militanti con base in Pakistan. Scopo della violenza: creare scontri interconfessionali nel Paese, dove insieme ad un 80% della popolazione indù, risiede anche la più grande comunità musulmana al mondo dopo l’Indonesia.
L’All India Christian Concil (AICC) in un comunicato, condanna l’attacco ad Hyderabad, e parla di “cospirazione” ai danni dell’armonia interreligiosa, dell’integrità e del carattere secolare del Paese. L’organizzazione paragona l’episodio di ieri alle violenze contro missionari e suore cristiane e ai recenti scontri tra sikh e sette locali nel Punjub. Denuncia poi la “paralisi” del governo centrale nel gestire la situazione.
Oggi le strade di Hyderabad sono deserte per uno sciopero indetto da un famoso gruppo musulmano della zona come protesta contro l’attentato. L’amministrazione cittadina ha chiesto l’invio di 6 compagnie della forza paramilitare Rapid Action Force. Nonostante la paura, alla Mecca Masjid oggi si sono riuniti circa 100 fedeli per la preghiera mattutina. “Non smetteremo di pregare qui”, dice Maulana Khalliluddin, un leader religioso del luogo. Nel pomeriggio si terranno le cerimonie di sepoltura delle vittime.
13/05/2018 05:06