Califfato e sharia, “solo propaganda politica di una élite”
di Mathias Hariyadi
Dopo il megaraduno di Jakarta organizzato dal gruppo sunnita “Hisbut Tahrir” sul Califfato universale e la legge islamica, un intellettuale musulmano spiega che questi eventi “non rispecchiano la maggior parte della popolazione”. Analisti: l’“Hisbut Tahrir” vuole diventare un partito politico e correre alle presidenziali.
Jakarta (AsiaNews) – “L’introduzione della sharia in Indonesia non è un’esigenza del cittadino comune, che neppure la comprende, ma semplice propaganda di una élite politica”. Così il prof. Azyumardi Azra, intellettuale musulmano, commenta il megaraduno internazionale di musulmani svoltosi due giorni fa nello stadio di Jakarta. L’evento promosso dal gruppo radicale sunnita “Hisbut Tahrir” Indonesia (HTI), ha visto la partecipazione di almeno 80mila persone da tutto il mondo, inneggianti al Califfato islamico universale e alla sharia.
Azyumardi, ex rettore dell’Università statale islamica di Jakarta sud, nota che queste manifestazioni “non rispecchiano la maggioranza dei musulmani indonesiani, i cui problemi quotidiani sono ben lontani dall’introduzione o meno della legge islamica”.
Per alcuni analisti l’evento del 12 agosto scorso, però, cela un’intenzione precisa: quella del HTI di trasformarsi da semplice movimento a partito politico, con l‘intenzione di correre per le presidenziali del 2099; i leader del gruppo non commentano l’ipotesi. L’“Hisbut Tahrir (“Partito della Liberazione”) è un movimento panislamico fondato a Gerusalemme nel 1953; conta circa un milione di membri in tutto il mondo. Nonostante il bando in molti Paesi islamici, è tollerato in alcuni Stati occidentali, tra cui la Danimarca e il Regno Unito.
Sebbene l’’HTI si autodefinisce contrario alla violenza, viene considerato di stampo radicale; la sua principale campagna in Indonesia è quella “contro il sionismo e l’egemonia americana”. I gruppi di minoranza del Paese musulmano più popoloso al mondo guardano all’HTI come un gruppo di fondamentalisti, il cui vero obiettivo è arrivare ad una completa applicazione della sharia.
Al raduno di Jakarta doveva intervenire anche il controverso leader radicale Abu Bakar Bashir, ritenuto dall'intelligence indonesiana e Usa il leader spirituale della Jemaah Islamiyah (Ji), la rete terroristica del sudest asiatico collegata ad al Qaeda. All’ultimo momento, però, egli ha avvertito che non poteva partecipare; voci non confermate sostengono che la polizia gli ha “consigliato” di recarsi al raduno.
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