Cala la produzione di petrolio, Jakarta esce dall’Opec
Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Il ministro indonesiano dell’Energia Purnomo Yusgiantoro ha confermato ieri che il suo Paese lascia l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), di cui era membro dal 1962. L'Indonesia, solo membro Opec dell’Asia del sudest, di recente è diventato un importatore di petrolio, specie da Iran, Arabia Saudita e Kuwait, dopo che la produzione è calata e non sono stati trovati nuovi giacimenti.
Jakarta ha scarsi fondi per le ricerche e le ditte straniere sono restie a investire in ricerca ed estrazione di petrolio, per la diffusa corruzione e la scarsa tutela legale. L’attuale produzione di 860mila barili al giorno non copre il fabbisogno interno, che si prevede crescerà velocemente. Esperti ritengono che la decisione sia anche una protesta per l’insistito rifiuto dell’Opec ad aumentare la produzione nonostante la rapida crescita del prezzo del petrolio, giunto a circa 135 dollari al barile.
Comunque gli analisti ritengono che l’uscita dell’Indonesia non avrà conseguenze sul prezzo del petrolio o la politica Opec, dato che aveva scarso peso nel gruppo. Ma dicono che è un forte segnale del drammatico impatto sociale ed economico sulle economie dell’Asia per l’aumento dei prezzi del greggio.
L’aumento ha spinto l’inflazione in Indonesia e i recenti “tagli” dei sussidi pubblici per il carburante hanno causato un aumento di circa il 30% e diffuse proteste. Il Paese ha anche grandi giacimenti di gas naturale, ma di recente non ha rinnovato i contratti di fornitura e consumatori come il Giappone hanno preferito abbandonarlo per l’Australia e altri produttori.
Inoltre si stima abbia riserve di metano, presso i giacimenti di carbone, pari a 138 trilioni di metri cubi e il 27 maggio ha firmato il primo contratto per estrarre questo metano, con le compagnie locali Medco Energi e Energi Pasir Hitam. Il settore interessa molto le principali multinazionali di energia e, per incoraggiare gli elevati investimenti necessari, Jakarta offre alle ditte il 45% della produzione (è “solo” il 15% per il petrolio). Tuttavia esperti stimano che per sviluppare in modo adeguato la produzione occorreranno ancora tra 20 e 30 anni. (PB)