21/12/2010, 00.00
CAMBOGIA
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Cacciati di casa migliaia di poveri, per favorire progetti edilizi e latifondi

Nella Cambogia comunista le autorità favoriscono ambiziosi progetti urbanistici e grandi coltivatori di zucchero e gomma. Danno i terreni alle grandi ditte, togliendoli a poveri e piccoli agricoltori. Oltre 27mila persone cacciate nel 2009. Ora inizia a diffondersi la protesta pubblica.

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – I residenti sul Lago Kak sono costretti a lasciare le loro case di legno, ora che le acque del lago sono salite e hanno coperto tutto con un mare di fango. Questa era una amena località turistica, ora è un mare di fango insalubre.

Il Lago Kak è uno dei pochi spazi aperti rimasti vicino a Phnom Penh. Ci abitavano circa 4mila famiglie, in povere case di legno. Il governo ha ignorato i diritti di chi ci abita e ha ceduto il terreno in affitto per 99 anni alla ditta Shukaku Inc., costruttore privato ritenuto vicino a politici del partito di governo. Sui circa 130ettari, la ditta realizzerà edifici e centri commerciali e ha offerto ai residenti un indennizzo da 1.500 a 8.500 dollari. Ma è basso e i residenti lo hanno rifiutato. Allora le acque del lago hanno iniziato a salire.

Molti, come Rolando Modina direttore regionale della ong internazionale Centro per i Diritti Abitativi e le Evizioni, accusano la ditta di avere “cacciato con la forza i residenti”, gettando nel lago grandi quantità di sabbia, così da farne salire il livello.

David Pred, direttore esecutivo di Bridges Across Borders Cambodia, ong che difende i diritti umani e civili, dice che “il messaggio per chi ancora abita sul lago è di accettare l’indennizzo offerto, o saranno seppelliti dal fango”.

Ora stanno andando tutti via, ma molti non sanno dove, perché il denaro è insufficiente per trovare una nuova casa. Sul lago abitano ancora oltre 1.000 famiglie, le più povere che non sanno dove andare.

Le dispute per i terreni sono un grande problema sociale e causano di proteste di massa in Cambogia, in modo simile a quanto avviene nella vicina Cina. Secondo dati ufficiali delle Nazioni Unite, ritenuti molto sottostimati, nel 2009 ci sono stati almeno 26 casi di espropri di massa e circa 27mila persone cacciate.

In passato, i Khmer Rossi avevano abolito la proprietà privata dei terreni, durante il loro governo negli anni 1975-1979. Inoltre durante la guerra e gli anni successivi sono andati persi molti documenti di proprietà degli immobili. Ora i terreni liberi intorno alla maggiori città sono sempre più rari e interessano molto i costruttori, per realizzare nuovi quartieri residenziali e moderni centri commerciali.

Il risultato, denuncia Pred, è un devastante aumento degli espropri forzati “per i rapidi investimenti speculativi nel mercato immobiliare, favorito dall’endemica corruzione e dall’assenza di uno Stato di diritto”. “I poveri sono stati cacciati dalle loro case a Phnom Penh, che sta diventando residenza esclusiva dei ricchi”.

I progetti di sviluppo della capitale si sono fermati durante la crisi finanziaria globale del 2008, ma ora hanno ripreso. Nel 2009 il governo ha approvato una legge per assegnare proprietà private per progetti di sviluppo pubblico.

Ma anche nelle campagne sono frequenti gli espropri di piccoli appezzamenti di terreno, per creare latifondi assegnati a grandi aziende per coltivare zucchero e caucciù.

Per la legge cambogiana, chi vive per almeno 5 anni in un luogo acquista il diritto a starci. La gran parte dei residenti sul Lago Kak ci abitano dagli anni ’80, hanno organizzato numerose dimostrazioni di protesta, ma sono state sciolte dalla polizia perchè il loro problema non interessa il governo.

Sok Sambath, governatore del distretto di Daunh Penh della capitale, dove ricade il Lago, dice soltanto che il progetto della Shukaku è “una buona cosa” per la zona e che gli abitanti devono accettare l’indennizzo.

Intanto il Lago, nota attrazione turistica, ora è pieno di dune di sabbia, ha perso la sua bellezza, i turisti non vengono più, gli alberghi che li ospitavano stanno chiudendo. L’intera economia della zona è stata sconvolta, per consentire il progetto edilizio.

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