21/12/2011, 00.00
SRI LANKA
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Budget 2012, nessuna democrazia per il popolo dello Sri Lanka

di Melani Manel Perera
Il nuovo piano economico, sbilanciato a favore della spesa militare, rischia di aumentare il debito pubblico e il divario tra ricchi e poveri. Cappellano del Young Christian Workers Movement: “Recuperare la dimensione religiosa nel settore finanziario. I cittadini non sono responsabili per questa crisi”.
Colombo (AsiaNews) – Mantenere gli oltre 200mila militari ancora spiegati sullo Sri Lanka e ripagare i debiti contratti per comprare le armi durante 30 anni di guerra civile. Così il presidente Mahinda Rajapaksa giustifica il budget 2012, nel quale la spesa più alta riguarda il settore della difesa: investimenti per 230 miliardi di rupie (2,1 miliardi di dollari), contro i circa 215 miliardi di rupie del 2011. Questo, nonostante il lungo conflitto etnico sia terminato ormai da quasi tre anni e il Paese abbia bisogno di progetti di sviluppo a favore della popolazione e delle vittime della guerra: case, terre, lavoro e assistenza. Intervistato da AsiaNews, p. Reid Shelton Fernando, cappellano del Christian Workers Movement e del Young Christian Workers Movement a Colombo, giudica “immorale” l’atteggiamento del governo, dimostrando che in Sri Lanka “non c’è democrazia”.

Come religioso, cosa pensa del budget 2012?

Il 21 novembre scorso, quando il budget è passato, alcuni deputati dell’opposizione hanno avviato una protesta silenziosa, mostrando cartelli con scritto “Vergogna”. Allora, i membri della maggioranza li hanno aggrediti, senza che nessuno facesse qualcosa per fermarli. Il presidente Rajapaksa sembrava permettere quel tipo di reazione violenta da parte dei politici, cosa che accade anche nel resto del Paese.

In questo contesto si inserisce il nuovo piano economico. Non esiste Stato di diritto; la corruzione è diffusa; la vita della gente non è importante; non c’è alcuna coscienza etica in materia di buon governo. Ogni forma di opposizione alle politiche di governo è connessa con la violenza. Le persone vengono ingannate sul nostro reale tasso di crescita e disoccupazione. La verità è una “vittima”, e persino le religioni sono strumentalizzate. Inoltre, c’è un diffuso senso di paura, perché il governo difende i malviventi, molti dei quali occupano posti di potere.

I poveri e la classe media rappresentano la maggioranza della popolazione del Paese. Quanto il piano economico aiuterà questa gente?

A prima vista, non ci sono proposte concrete per i cittadini e delle promesse fatte in passato non v’è traccia. Il titolo del documento è “Sostenere una famiglia in difficoltà – Garantire la sicurezza alimentare – Dare forza una generazione sana – Creare una società consapevole – Migliorare l’economia d’impresa”. Queste rimangono mere promesse. La maggior parte degli investimenti, più di 200 miliardi di rupie, riguarda la difesa, mentre per settori come l’educazione, la salute e i servizi la spesa è minima.

La gente come sta affrontando la crisi?

Molte persone non sono consapevoli degli effetti negativi. Il governo procede con slogan, parla di “miracolo dell’Asia”. Ma dietro i grandi investimenti nell’industria turistica, nessuno parla del degrado culturale in questo processo di sviluppo, perché ci sono interessi personali. Il governo usa i media per diffondere false informazioni e tenere la gente in silenzio.

In che modo la crisi mondiale sta colpendo il nostro Paese?

I governanti prendono in prestito capitali da chiunque e stanno indebitando lo Stato in modo terribile. Ma chi pagherà questi aiuti? L’aumento del divario tra ricchi e poveri è ben visibile. L’indebitamento non è un problema del popolo. Perché i movimenti di protesta nel mondo occidentale non possono arrivare anche qui?

Chi saranno le prime vittime di questa crisi mondiale?

Senza dubbio i poveri e chi cerca di cambiare le cose. Gli aiuti umanitari non sono i benvenuti, e ci sono governi che li usano a proprio vantaggio.

Anche se non è un esperto di economia, secondo lei esistono delle alternative?

Dal mio punto di vista, con modi immorali le autorità hanno guadagnato risorse e capitali sufficienti a portare una certa stabilità e ridurre l’indebitamento dello Sri Lanka. Invece di litigare tra loro, governo e opposizione dovrebbero unire le forze: il Paese ha bisogno di un interesse genuino. Inoltre, la dimensione religiosa esiste anche in campo finanziario e deve essere presa sul serio. I corrotti devono essere puniti. Il governo agisce anche senza l’approvazione del parlamento. E questo mostra al mondo intero che qui, in Sri Lanka, non c’è democrazia.

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