18/02/2016, 09.02
THAILANDIA
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Buddisti thai: Il governo non interferisca nella scelta del nuovo Patriarca

Dopo alcuni scontri violenti fra religiosi e forze di polizia, l’unione dei monaci ha scritto un messaggio al Parlamento, chiedendo il rispetto della religione e la sua proclamazione a confessione di Stato. Da due anni e mezzo al buddismo thai manca la guida suprema, la cui nomina spetta per legge solo al Re. Primo ministro: “Non vorrei che questa disputa portasse al declino del buddismo thai”.

Bangkok (AsiaNews) – Il governo non si intrometta in questioni che riguardano solo i monaci buddisti e chieda consiglio all’Associazione delle Sangha (Sa, unione delle assemblee buddiste) prima di prendere qualsiasi decisione riguardo al buddismo, che deve diventare religione di Stato. È questo il fulcro del messaggio che Phramaetee-Dhammajarn, segretario del Centro per la protezione del buddismo, ha inviato al parlamentare gen. Prawit Wongsuwan, a seguito della manifestazione delle associazioni buddiste a Buddhamonthon, parco dedicato a Buddha a ovest di Bangkok. Essi chiedono a gran voce la nomina del 20mo Patriarca supremo del buddismo thai, dopo la scomparsa di Somdet Phra Yannasangwon, morto due anni fa.

Il documento è stato scritto due giorni dopo i tafferugli avvenuti a Bangkok fra polizia e monaci, che protestavano contro le interferenze della giunta nella scelta del prossimo Patriarca. Secondo i religiosi, il governo non ha il diritto di decidere quale sia il candidato migliore a ricoprire tale carica (potere che spetta solo al Re) e dovrebbe invece sostenere la canditura delle Sangha, l’ultranovantenne Sojdej Phra Maharajmangklajarn.

Il primo ministro Prayut Chan-o-cha, al momento in California per il Summit dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico), ha commentato la vicenda dicendo che questa “è una questione molto sentita e la nomina del Patriarca supremo spetta solo a Sua Maestà il Re, che al momento non sta bene e non è possibile creargli disturbo”.

“Questa – ha ripreso – è una questione di fede e di rispetto che non possiamo forzare. Al mio ritorno in Thailandia inviterò le personalità coinvolte a discutere della cosa e lascerò che il popolo thai decida per conto suo. Se tutti hanno buone intenzioni, dovrebbero trovare una soluzione in accordo alla disciplina del Dharma. Se si sottopone la questione al governo, esso è obbligato a procedere secondo la legge. Chiedo a entrambe le parti di non protestare”.

Se la controversia continuerà, ha aggiunto il capo della giunta, “dovremo chiederci se la disciplina del Dharma è sufficiente alla conclusione del problema. Io sono buddista e per me i monaci sono sacri. Non vorrei assistere al declino di questa religione”.

La figura del Patriarca Supremo (in lingua thailandese “phrasangkharat”, ovvero “re della Sangha”) è stata creata nel 1872 da Rama I, il primo re della dinastia regnante. Come capo del buddhismo in Thailandia, il Patriarca Supremo promuove la religione e guida il Consiglio Supremo della Sangha, il cui compito ufficiale è quello di supervisionare i monaci (circa 200mila) e i novizi (circa 70mila) di tutte le sette buddhiste del Paese, assicurandosi che essi seguano gli insegnamenti del Buddha, o meglio che osservino i rituali prescritti e non violino le regole stabilite dal Consiglio.

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