Borse dell’Asia in caduta. Timori di nuova crisi globale
Tutti i mercati sono in negativo fino al 5%. Si teme la contrazione o la stagnazione delle economie Usa ed europee, con riduzione dei consumi e delle esportazioni dall’Asia. Il G-7 promette di “sostenere la stabilità finanziaria e la crescita”. La Bce pare intenzionata a comprare bond italiani e spagnoli. A rischio le economie di molti Paesi asiatici. Le critiche della Cina.
Hong Kong (AsiaNews) – Le borse asiatiche sono in caduta profonda. A mezzogiorno di oggi l’indice Nikkei di Tokyo aveva perso il 2,3%; Seoul il 5%; Hong Kong il 4%; Shanghai il 3,7%; Singapore il 4,7; Mumbai il 3%.
La caduta era attesa, dopo che l’agenzia di Standard and Poor’s (S&P’s) ha declassato il credito Usa da AAA ad AA+. Ma gli analisti temono molto di più una crisi globale, solo alimentata dal debito Usa e da quello europeo.
Il timore di molti investitori è che il declassamento della S&P’s significa che l’economia americana rallenterà e entrerà in recessione. In aggiunta, anche l’Europa fatica a crescere. Ciò significa che molte imprese, che vivono di esportazioni verso questi colossi vedranno ridursi le commesse mese per mese.
Arjuna Mahendran, della Hsbc, ha spiegato alla Bbc: “Noi dipendiamo dalle richieste di Usa ed Europa. Un rallentamento di quelle economie produrrà un ribasso dei consumi e ciò porta via un enorme pilastro di sostegno per la crescita della regione”.
I ministri della finanza del G-7 e i governatori delle banche centrali hanno diffuso una dichiarazione ieri sera in cui essi promettono di “prendere tutte le misure necessarie per sostenere la stabilità finanziaria e la crescita”, iniettando liquidità nel mercato e agendo contro disordinati movimenti monetari. La Banca centrale europea sembra intenzionata a comprare bond del tesoro italiano e spagnolo. Anche il Giappone ha detto di voler intervenire per ridurre il valore dello yan.
Intanto l’oro, uno dei pochi beni di rifugio rimasti, oggi ad Hong Kong è stato quotato a 1704, 3 dollari l’oncia.
Quest’oggi, la S&P’s ha dichiarato che una nuova crisi finanziaria globale potrebbe colpire l’Asia in modo molto più duro, soprattutto quelle nazioni esposte ai mercati off-shore o che stanno riparando i danni della crisi 2008-2009. Secondo l’agenzia di rating, è prevedibile una contrazione o una stagnazione delle economie Usa ed europee e fra le nazioni più a rischio ha citato: Pakistan, Sri Lanka, Fiji, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Indonesia. Ma a rischio – a causa dei colpi ricevuti durante l’ultima crisi – vi sono anche Giappone, India, Malaysia e Taiwan.
La S&P’s non cita la Cina fra i Paesi a rischio. Ma il gigante cinese è uno dei maggiori esportatori verso Usa e Europa, come pure esso è il più grande creditore di titoli Usa (circa 1300 miliardi di dollari). Il declassamento del credito e la stagnazione delle economie occidentali risulta già ora un serio handicap nello sviluppo del Paese. Per questo anche oggi il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, ha criticato Stati Uniti ed Europa, criticando le loro “beghe politiche” e la loro “democrazia”, che li rende “irresponsabili” verso l’economia nazionale e quella degli altri Paesi del mondo.
“Bisogna capire – afferma il giornale – che se gli Usa, l’Europa e altre economie avanzate falliscono nel sostenere le loro responsabilità e continuano il loro incessante disordine [basato] su interessi egoistici, tutto questo frenerà in modo molto serio uno stabile sviluppo dell’economia globale”.
La caduta era attesa, dopo che l’agenzia di Standard and Poor’s (S&P’s) ha declassato il credito Usa da AAA ad AA+. Ma gli analisti temono molto di più una crisi globale, solo alimentata dal debito Usa e da quello europeo.
Il timore di molti investitori è che il declassamento della S&P’s significa che l’economia americana rallenterà e entrerà in recessione. In aggiunta, anche l’Europa fatica a crescere. Ciò significa che molte imprese, che vivono di esportazioni verso questi colossi vedranno ridursi le commesse mese per mese.
Arjuna Mahendran, della Hsbc, ha spiegato alla Bbc: “Noi dipendiamo dalle richieste di Usa ed Europa. Un rallentamento di quelle economie produrrà un ribasso dei consumi e ciò porta via un enorme pilastro di sostegno per la crescita della regione”.
I ministri della finanza del G-7 e i governatori delle banche centrali hanno diffuso una dichiarazione ieri sera in cui essi promettono di “prendere tutte le misure necessarie per sostenere la stabilità finanziaria e la crescita”, iniettando liquidità nel mercato e agendo contro disordinati movimenti monetari. La Banca centrale europea sembra intenzionata a comprare bond del tesoro italiano e spagnolo. Anche il Giappone ha detto di voler intervenire per ridurre il valore dello yan.
Intanto l’oro, uno dei pochi beni di rifugio rimasti, oggi ad Hong Kong è stato quotato a 1704, 3 dollari l’oncia.
Quest’oggi, la S&P’s ha dichiarato che una nuova crisi finanziaria globale potrebbe colpire l’Asia in modo molto più duro, soprattutto quelle nazioni esposte ai mercati off-shore o che stanno riparando i danni della crisi 2008-2009. Secondo l’agenzia di rating, è prevedibile una contrazione o una stagnazione delle economie Usa ed europee e fra le nazioni più a rischio ha citato: Pakistan, Sri Lanka, Fiji, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Indonesia. Ma a rischio – a causa dei colpi ricevuti durante l’ultima crisi – vi sono anche Giappone, India, Malaysia e Taiwan.
La S&P’s non cita la Cina fra i Paesi a rischio. Ma il gigante cinese è uno dei maggiori esportatori verso Usa e Europa, come pure esso è il più grande creditore di titoli Usa (circa 1300 miliardi di dollari). Il declassamento del credito e la stagnazione delle economie occidentali risulta già ora un serio handicap nello sviluppo del Paese. Per questo anche oggi il Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, ha criticato Stati Uniti ed Europa, criticando le loro “beghe politiche” e la loro “democrazia”, che li rende “irresponsabili” verso l’economia nazionale e quella degli altri Paesi del mondo.
“Bisogna capire – afferma il giornale – che se gli Usa, l’Europa e altre economie avanzate falliscono nel sostenere le loro responsabilità e continuano il loro incessante disordine [basato] su interessi egoistici, tutto questo frenerà in modo molto serio uno stabile sviluppo dell’economia globale”.
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