Bombe e sangue segnano la vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Hariri
Beirut (AsiaNews) – Due bombe esplose su due autobus nei pressi della cittadina cristiana di Bikfaya, a nord-est di Beirut, che hanno causato ameno tre morti e 20 feriti, segnano la vigilia della manifestazione indetta per domani dai partiti della maggioranza per il secondo anniversario dell’attentato che uccise l’ex primo ministro Rafic Hariri.
I due ordigni erano collocati a bordo dei bus, partiti dal villaggio cristiano di Btighrin, del quale è originaria l'influente famiglia greco-ortodossa del ministro della difesa Michel Murr. Le esplosioni si sono verificate poco dopo le 8.30, mentre i bus, con 50 passeggeri a bordo, stavano transitando in un altro villaggio cristiano, Ain Alak, vicino a Bikfaya, della quale è originario l'ex presidente Amin Gemayel, il cui figlio Pierre, ministro dell'industria, è stato assassinato il 21 novembre scorso. La zona è una roccaforte del partito - filogovernativo - della Falange libanese.
Nel timore di altre esplosioni, la zona è stata bloccata dalle forze dell’ordine. Il ministro dell'interno, Hassan al Sabah, ha convocato una riunione straordinaria del Consiglio superiore della sicurezza, ma si è rifiutato di ipotizzare responsabilità, rinviando alle indagini già iniziate dal procuratore generale della Repubblica, il giudice Jeab Fahed.
L’attentato, ha dichiarato il capo dello Stato, Emile Lahoud, “colpisce i tentativi di riconciliazione e mediazione” tra maggioranza e opposizione. "I nemici del Libano vogliono fare del nostro Paese un nuovo Irak", ha affermato il deputato della regione di Metn (Monte Libano), Nabil Ncoula Hachem, membro del gruppo parlamentare del generale Michel Aoun (all’opposizione), mentre due deputati cristiani della maggioranza parlamentare antisiriana, Samir Frangie e Fares Suaid, hanno sostenuto che le bombe hanno lo scopo di far fallire la grande manifestazione indetta per domani a Beirut nell’anniversario dell'assassinio di Hariri, dalla coalizione delle Forze del 14 Marzo, che sostiene il governo di Fouad Siniora.
La manifestazione di domani – che riecheggia quella che costrinse la Siria a ritirare le sue truppe d’occupazione – è in effetti motivo di contrasto tra maggioranza – che vede in essa un sostegno al governo – e opposizione.
La maggioranza vuole organizzare la manifestazione nel pieno centro di Beirut, vicino alla tomba dell'ex premier assassinato due anni fa, come è stato annunciato in un comunicato reso pubblico ieri sera alla fine della riunione del gruppo del “14 marzo”. Il deputato Saad Hariri, figlio del premier ucciso, l’ha espressamente detto: “vogliamo confermare la nostra forza popolare e l'opposizione non vuole ritirare i suoi uomini che continuano il loro sit-in vicino alla tomba di Hariri da più di 65 giorni”. La maggioranza, che contava di portare in strada un milione di persone, ha proclamato un giorno di lutto nazionale, con la chiusura di uffici, scuole e università.
L'opposizione invece vuole tenere bassa la ricorrenza. Il deputato Abbas Hachem, membro del gruppo parlamentare del generale Aoun ha dichiarato che “si può commemorare l'ex premier Hariri senza imporre la chiusura forzata della vita, in un Paese con un debito estero di più di 45 miliardi di dollari”. Egli ha anche evidenziato che “quando era arrivato Hariri al potere, nel 1992, il debito estero era inferiore a tre miliardi di dollari”.
Il Patriarca maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir, si è mostrato molto pessimista per lo sviluppo negativo della situazione, ed ha rinnovato il suo vivo appello ai maroniti, “perché superino le loro divisioni interne prima che sia tardi e la patria sia perduta”.